di Ian ROSS
Negli ultimi tre anni si è assistito a cambiamenti epocali, in Europa e nel Regno Unito, in tema di legislazione antiriciclaggio dei relativi report di attuazione della normativa. Nel 2017 sono stati emanati gli aggiornamenti dei Regolamenti Antiriciclaggio. All’inizio del 2018, il Tesoro ha istituito un nuovo organismo: l’OPBAS, Office for Professional Body Anti-Money Laundering Supervision (Ufficio per la vigilanza antiriciclaggio degli organismi professionali) che opera in qualità di “supervisore” delle autorità di vigilanza antiriciclaggio con la responsabilità di monitorare l’attività di riciclaggio di denaro.
Il 2018 ha visto anche l’emanazione del primo “Unexplained Wealth Order” (UWO) ossia un ingiunzione del tribunale per costringere un soggetto a rivelare l’origine della sua ricchezza (perché ritenuta inspiegabile). E, grazie al Parlamento dell’UE è entrata in vigore la VI Direttiva Antiriciclaggio che comprende alcune drastiche modifiche in relazione alle sanzioni e alle politiche di segnalazione e condivisione dei dati/informazioni.
All’inizio, tutti questi sviluppi sembravano davvero promettenti. Con una promozione fatta attraverso noti cliché come “nuove misure rigorose” e “repressione”, le nuove misure promettono “miglioramenti”; ma la realtà è ben diversa infatti non un singolo caso è stato perseguito per la violazione dei Regolamenti Antiriciclaggio del 2017. Parimenti, le condanne penali per riciclaggio di denaro (Proceeds for Crime Act 2002) sono state una minoranza di proporzioni allarmanti.