di Giancarlo TROISO
Nella parte iniziale del presente testo ho riportato alcuni dati, che portano a considerare degno di attenzione l’aspetto del passaggio di testimone nelle aziende, dall’imprenditore ad altri soggetti in vista del suo ritiro dal mondo del lavoro, del sopraggiungere di una sua eventuale incapacità (fisica o psichica) e infine, immancabilmente, perché evento assolutamente certo, della sua morte.
Per un imprenditore, che non è inconsueto possa identificare se stesso con l’azienda che ha creato, non sempre è così pacifico individuare con tranquillità chi dovrà continuare l’impresa.
L’imprenditore si può trovare ad esempio di fronte a situazioni quali: l’assenza di successori capaci; l’impossibilità da parte sua di prevedere o di stabilire chi tra i suoi discendenti o familiari sia il più idoneo a succedergli nella conduzione dell’azienda; l’età ancora giovane dei discendenti; il desiderio, a prescindere dall’effettiva capacità imprenditoriale di essi, di non voler fare differenze tra i figli al fine di non creare conflitti in seno alla famiglia; il desiderio di rispettare le loro scelte di studio o professionali.
E infine, come già ho avuto modo di accennare, il desiderio di rimanere al comando il più a lungo possibile, con conseguente sottovalutazione del problema.