Economia Circolare

Sostenibilità e neutralità climatica, come raggiungere gli obiettivi economici del Green Deal

16 aprile 2021

Redazione

Vivere in un mondo senza rifiuti dove i prodotti sono condivisi, riparati e riutilizzati. E alla fine del ciclo di vita diventano materie prime per nuovi prodotti. Un’economia fondata sul riuso invece che il modello consumistico attuale in cui i prodotti, una volta esauriti, vengono buttati via.

Sembra un’utopia. Invece, l’economia circolare con fonti energetiche e materie prime rinnovabili dovrà essere la realtà nel 2050 sia in Italia sia in Europa.

Ci sono già aziende che considerano la sostenibilità un vero e proprio business model in grado di generare profitti. Vediamo i casi di alcune industrie produttrici europee che investono nella circolarità perché genera profitti.

L’economia circolare non è l’obiettivo ma è lo strumento individuato per raggiungere la neutralità climatica e quindi, le zero emissioni di anidride carbonica (CO2) e salvare il futuro nostro e del pianeta.

L’ambizione dell’Europa è quella di essere, nel 2050, il primo blocco del mondo a operare in neutralità climatica. Alla base c’è il problema della limitatezza delle risorse. Oggi a livello globale, le materie prime utilizzate costituiscono il 50% delle emissioni di CO2. La popolazione del mondo sta continuando a crescere e non ci sono sufficienti risorse/materie prime per supportare questa crescita. Il ritmo e le modalità attuali richiedono 3 pianeti di risorse nel 2050.

Va detto che manca ancora una consapevolezza diffusa su economia circolare, obiettivi climatici e transizione energetica e sono per questo da valutare positivamente le azioni di tutti coloro che fanno la raccolta differenziata, fanno riparare il telefono e, scelgono di andare a piedi o in bicicletta. Tutti comportamenti circolari e premianti per salvaguardare il clima. L’Europa con il Green Deal si è data un obiettivo ambizioso e parimenti importante è coinvolgere i Paesi extraeuropei affinché si riconoscano nelle regole europee di utilizzare materiali riciclati per creare nuovi prodotti.

È bene anche evidenziare che l’economia circolare non è soltanto il riciclo di materiali e prodotti ma introducendo un obbligo al riciclo/riuso di crea un vero mercato secondario per le materie prime.

Il percorso verso l’economia circolare non va senza una visione aziendale dedicata alla sustainability con adeguate strategie di sostenibilità.

NUOVI BUSINESS MODEL CIRCOLARI: ACCIAIO, PROGETTAZIONE E FORNITORI

Una grossa industria quotata che realizza macchine per la produzione di chip (circuiti integrati) in questi anni ha totalmente cambiato l’approccio all’economia circolare. Lavorano con centinaia di fornitori di tecnologia per cui una buona parte dell’impatto ambientale riguarda i fornitori stessi ed è esterno alla fabbrica. Nella fase di progettazione si stabilisce quanti materiali occorrono, e, di conseguenza l’impatto e le emissioni di CO2. Questa fase vede il coinvolgimento, fin dall’inizio, degli stessi fornitori proprio per cercare – e trovare insieme – la soluzione più adatta. Al tempo stesso, anche i fornitori chiedono all’industria produttrice di macchine per la produzione di chip uno sforzo in più non solo a causa delle molte regole a cui devono conformarsi e dell’impatto ambientale (compliance e risk management) ma anche perché sta rapidamente crescendo un mercato.

L’azienda non cerca soluzioni di riciclo dei materiali perché, in questo tipo di produzione, il riciclo determina perdita di valore (maggiori costi) e impatto ambientale. Un esempio è il riciclo dell’acciaio che comporta fare una nuova fusione e una nuova colata. Invece, in ottica di sostenibilità, è preferibile:

  • riutilizzare i componenti oppure
  • migliorare le macchine per la produzione di chip mentre sono ancora in uso per rimandarne l’obsolescenza.

I dati parlano chiaro. Più del 90% delle macchine assemblate da questo produttore negli anni 90 sono ancora in uso da parte dei clienti. Per cui ci sono macchine che sono nate per la produzione di chip di calcolo e oggi sono state riconvertite e producono chip di memoria. La progettazione consente di aggiornare le macchine e mantenerle in uso. Un dato: su un fatturato del 2020 di Euro 14 MLD il valore delle macchine riutilizzate è stato Euro 1,15 MLD. Questa quota dovrà aumentare:

  • sia per i requisiti posti via via dagli investitori,
  • sia per continuare ad attirare i giovani talenti.

NUOVI BUSINESS MODEL CIRCOLARI: SANITÀ, SOFTWARE E SERVIZI

Un altro caso è costituito da un produttore mondiale di apparecchiature tecnologiche per la salute che vengono ritirate, revisionate e rivendute. L’economia circolare fa senz’altro parte degli obiettivi aziendali e l’azienda fa parte anche della piattaforma PACE per l’accelerazione dell’economia circolare.

L’azienda ha due stabilimenti che si occupano di refurbishment degli apparecchi sanitari ossia di dare nuova vita ai macchinari ritirati dai clienti. Nei casi in cui i macchinari sono ormai obsoleti vengono recuperati e riutilizzati i componenti e, come ultima soluzione, c’è il riciclo.

Inoltre, l’attività si sposta sempre più verso modelli di servizio come ad esempio il noleggio e il leasing. Molti macchinari possono essere dati in leasing oppure utilizzati più a lungo grazie ad aggiornamenti dei software. Inoltre, alcuni prodotti sono disponibili con la formula dell’abbonamento. In questo caso, il macchinario rimane di proprietà del produttore e i costi d’entrata sono più bassi.

L’obiettivo dell’azienda è che nel 2025 almeno il 25% delle vendite sia costituito da:

  • prodotti “circolari”,
  • servizi e
  • software.

Parimenti tutti i prodotti dovranno essere progettati in conformità ai requisiti Eco-Design. I dati mostrano che in fase progettuale si determina l’80% dell’impatto ambientale totale. L’azienda si concentra sulla riduzione del consumo di energia e, fin dalla progettazione, sul riutilizzo e il riciclo, per quanto possibile. Inoltre, è aumentato notevolmente l’uso di plastica riciclata: circa 1.930 tonnellate nel 2020 con l’obiettivo di arrivare a 7.600 tonnellate nel 2025.

NUOVI BUSINESS MODEL CIRCOLARI:  CHIMICA E MATERIE PRIME INNOVATIVE

Un colosso chimico che opera in tutto il mondo e si occupa di salute, alimentazione e materiali ha costituito anche un centro per l’innovazione interno che si occupa di biochimica e biotecnologia. L’approccio all’economia circolare riguarda soprattutto l’utilizzo delle materie prime e le modalità per riutilizzare i rifiuti.

Il problema materie prime appare più in sordina rispetto, ad esempio, al cambiamento climatico. Ma le sfide sono altrettanto imponenti. Si pensi che:

  • nell’arco di 100 anni (dal 1900 al 2000) il consumo globale di materie prime è aumentato di 8 volte;
  • entro il 2050 questo valore raddoppierà; e, sempre
  • entro il 2050, ci sarà un aumento del 70% della “produzione” annua di rifiuti.

Nel caso specifico di produzione di ingredienti alimentari per l’uomo e per gli animali e di materiali di alta qualità l’attenzione alla circolarità riguarda domande precise:

  • Come sostituire le materie prime e mantenere il prodotto comunque buono o addirittura migliorarlo?
  • Per i materiali di alta qualità, ci si chiede inoltre come fare per recuperare il prodotto dopo l’uso per riutilizzarlo come materia prima?

Un esempio riguarda un tipo di cavi che vengono prodotti con una fibra molto resistente e che dura molti anni ma è fatta con materie prime di origine fossile. Di recente, il colosso chimico è riuscito a realizzare questa stessa fibra a partire da materie prime biochimiche ossia i flussi residui provenienti dall’industria della carta. Non solo ma un cliente molto grosso ha deciso di passare – con successo – ai cavi realizzati con la nuova fibra. Le previsioni sono che altri clienti seguiranno il suo esempio.

Il segreto è la cooperazione, lavorare insieme nella filiera ma anche le informazioni. Occorre sapere da dove provengono le materie prime e come vengono utilizzate.

Per portare avanti progetti di questo tipo occorre da un lato che il Paese si dia obiettivi ambiziosi e, dall’altro che il Governo pensi e realizzi un quadro “pratico” per aiutare le aziende. Infatti, soprattutto nella fase iniziale, il rischio vero è che un’azienda realizzi materiali all’avanguardia per la sostenibilità ma che gli altri paesi non abbiano cambiato il loro approccio ai materiali e quindi l’azienda “pioniera” finisca per essere spazzata via. Non solo, ci vogliono le aziende che riescono a creare i materiali innovativi ma anche quelle disposte ad utilizzarli.

L’attenzione alle persone e al pianeta va di pari passo con il profitto in questo colosso chimico mondiale. Questo significa che c’è una vera strategia commerciale. Infatti, il consumo di materie prime è oggetto di sempre maggiori pressioni e sviluppare materie prime alternative rende l’azienda libera dalle pressioni e la proietta nel “mondo della sostenibilità“.

Abbiamo visto, i casi di aziende che sperimentano nuovi business model e si confrontano attivamente con l’economia circolare ma va ricordato che, ad oggi,:

  • manca ancora una definizione inequivocabile di cosa significa esattamente “completamente circolare” e,
  • mancano anche gli indicatori chiave per monitorare i progressi

Queste sono informazioni importanti non solo per fissare obiettivi ambizioni ma anche per delineare il percorso da intraprendere.

 


Per approfondimenti e normative, consultare i seguenti link e/o riferimenti:

Economia circolare: in che modo l’UE intende realizzarla entro il 2050?



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