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Comincia l’era della certificazione della parità di genere

20 luglio 2022

di Florinda SCICOLONE

Il croupier francese, nel gioco della roulette per indicare ai giocatori seduti al tavolo che essendo in movimento la pallina non possono piu posizionare perché i giochi sono fatti, indicano l’espressione “le jeux son faits, rien ne plus” letteralmente la traduzione in italiano “i giochi sono fatti, niente di più”.

Prendo in prestito tale espressione per indicare che in tema di certificazione di parità di genere “i giochi sono fatti” perché comincia ufficialmente da questo momento in poi l’era della certificazione della parità di genere.

Infatti, lo scorso 1 luglio 2022 con la pubblicazione del Decreto del 29 Aprile 2022 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità nella Gazzetta Ufficiale sono stati indicati i parametri che le aziende dovranno adeguarsi per vedersi riconosciuta la certificazione di parità di genere e tale pubblicazione di fatto sancisce in Italia l’inizio dell’operatività della certificazione di parità di genere. Il Decreto de quo individua e precisa che i parametri sono quelli già indicati nelle Linee Guida UNI/PdR 125:2022 pubblicate lo scorso 16 marzo 2022.

La pubblicazione del Decreto del Governo attuativo sancisce, pertanto, di fatto l’operatività dell’era Certificazione parità di genere.

Da questo momento in poi, significa che le Imprese, ed è meglio dire il mondo del lavoro tutto, dovranno guardare alla parità di genere indossando occhiali diversi, dovranno essere tolte le lenti sfocate che sono state utilizzate fino ad ora, e dovranno essere indossate delle lenti che permetteranno di mettere a fuoco un nuovo approccio culturale-sociale, già cominciato undici anni fa con la Legge Golfo-Mosca.

La Governance dovrà pianificare da adesso in poi, uno sviluppo strategico che miri al conseguimento della parità di genere, dovrà essere posto una programmazione di prospettiva, una rivoluzione copernicana nel quale inserire alert precisi sulla parità di genere. Da questo mese in poi l’Impresa se vorrà, se mira ad essere competitiva, sostenibile, dovrà dimostrare un cambio di strategia destinando politiche aziendali fattive, precise atte alla valorizzazione della femminilizzazione nei vari aspetti societari.

Ricordiamo un elemento molto importante, da sfondo dobbiamo sempre tenere presente che fa da padrone il PNRR, il quale Piano di resilienza si pone goals precisi e scanditi e tra gli obiettivi si pone che oltre le grandi Imprese strutturate, entro il 2026 anche 800 piccole e medie imprese dovranno essere in possesso della certificazione di parità di genere. Oltre 1000 imprese dovranno godere dei benefici previsti in quanto in possesso della certificazione della parità di genere.

Conseguentemente i riflettori sulla parità di genere si sono accesi, la Corporate Governance dovrà investire quindi seriamente sulla parità di genere, dovrà impegnarsi per rimuovere il gender gap.

Qualche elemento indicativo su come funzionerà tale certificazione

Il certificato di parità di genere dovrà essere rilasciato dagli organismi di valutazione della conformità accreditati.

Un elemento importante che investe la procedura riguarda la previsione di un’informativa annuale sulla parità di genere che le imprese dovranno fornire alle organizzazioni sindacali aziendali e alle Consigliere di Parità territoriali.
Il Decreto ha quindi coinvolto sia le organizzazioni sindacali aziendali che le consigliere di parità territoriali, cioè è previsto un approccio informativo con le consigliere del territorio dove opera l’impresa. È una novità di non poco conto che oltre le organizzazioni sindacali siano coinvolte le consigliere di parità. Significa che il Governo ha voluto conferire un ruolo centrale e importante nella gestione della certificazione della parità di genere a tale figura. Non dimentichiamo che la figura della consigliera di parità nazionale, regionale, comunale territorialmente è nata ed ha il compito come figura di promuovere e porre il controllo dell’attuazione dei principi di uguaglianza e opportunità e non discriminazione tra uomo e donna.

Come si dovrà procedere?

Le linee guida pubblicate lo scorso Marzo prevedono e identificano sei aree che dovranno essere prese in considerazione al fine di verificare se un’impresa pone un approccio paritario sul genere. Quindi la valutazione riguarderà le sei seguente aree, ognuno della quale verrà valutata con una percentuale di riferimento:

1) Cultura e strategia 15 %

2) Governance 15%

3) Processi di HR 10%

4) Opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda 20%

5) Parità salariale 20%

6) Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro 20%.

Per ognuna delle sei aree di valutazione si dovrà verificare per ogni area l’attuazione pratica di provvedimenti aziendali, presenza di policy. Per l’area dei processi HR per esempio si dovranno verificare il numero delle donne con categoria di Dirigente rispetto all’organico in servizio comparati con il numero dei Dirigenti uomini.

Queste sei aree andranno valutate su un grado di approccio della Governance. Si andrà a verificare il punto di partenza dell’impresa e poi attraverso l’informativa annuale verrà posto un monitoraggio annuale dell’Impresa se in modo esponenziali vi sono stati nel corso dell’anno provvedimenti atti a rimuovere il gap.

La certificazione di parità di genere ricordiamo trova la sua applicazione in tutte le organizzazioni, private, pubbliche, terzo settore. Prescindendo dalla dimensione, anche alle piccolissime imprese. Ogni valutazione verrà posta in considerazione della dimensione.

Il rilascio della certificazione di parità di genere genera anche effetto premiale decontributivo e nella partecipazione ai bandi.

Adesso vedremo come risponderà il mercato del lavoro, il mondo delle Imprese.

È già stata certificata una prima grande impresa nei giorni scorsi, personalmente mi sono complimentata con il primo Amministratore Delegato (Gianluca Landolina di Cellnex Italia S.p.A.) per aver fatto da apripista illuminato e spero che al più presto potrò complimentarmi con tanti altri Amministratori Delegati che con grande acume sceglieranno di essere promotori del cambiamento perché comprenderanno che il talento delle donne non fa bene solo alle donne ma fa bene al bilancio aziendale e quindi al business.



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