Se soltanto cinquanta anni fa la disinformazione era una tecnica quasi esclusivamente utilizzata nell’ambito militare e dell’intelligence, oggi viviamo nell’era della disinformazione diffusa, paradossalmente alimentata dall’eccesso di informazioni disponibili e dalla possibilità per chiunque di crearle e divulgarle tramite molteplici canali comunicativi, primi tra tutti i social network.
Un recente studio del World Economic Forum pone la disinformazione come principale rischio globale per il 2024 e nelle prime posizioni per i prossimi dieci anni.
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