di Nunzia RUSSO
Nel mondo bancario stiamo assistendo, grazie alle innovazioni digitali, alle normative e alle aspettative dei consumatori a una trasformazione e a una sostituzione di molte delle piattaforme legacy esistenti.
Questa spinta, è data particolarmente dalle esigenze delle Banche che devono andare incontro alle richieste dei moderni clienti che esigono sempre di più competitività e velocità.
Altro fattore fondamentale è il bisogno di dover raggiungere in un modo del tutto accattivante i milioni di giovani che in filiale non vogliono andarci perché non ci sono abituati e il concetto da richiamare e che vogliono è quello di una banca che viene al Cliente dove il “Cliente è al centro”.
Questa è stata proprio la strategia del Gruppo Intesa San Paolo che voleva raggiungere 4 milioni di clienti retail che non si “muovevano” fisicamente e hanno dato vita, come abbiamo potuto leggere sui giornali, alla loro nuova Banca digitale Isybank. Intesa con questa operazione non solo ha creato una Banca Digitale ma sta investendo 40 milioni di sterline nella Piattaforma di Core Banking di Thought Machine.
La Piattaforma Thought Machine di ultima generazione è un motore di core banking, interamente cloud-native. I micro-servizi all’interno costituiscono una parte significativa di tutte le funzionalità richieste per gestire una banca.
Il livello di configurazione della Piattaforma consente a una banca di ottenere un’ampia scala di personalizzazione senza dover modificare nulla nella piattaforma sottostante.
Intesa Sanpaolo ha inoltre manifestato l’intenzione di estendere la Piattaforma Core Banking di Thought Machine alla più ampia infrastruttura del Gruppo – grazie alla sostituzione della tecnologia core basata su mainframe con l’infrastruttura cloud – continuando a investire massicciamente nella trasformazione digitale della Banca: sono previsti investimenti in Information Technology pari a €5 miliardi e un impegno che coinvolgerà 4.000 persone tra nuove assunzioni di profili particolarmente specifici e riconversioni professionali.
Nel Mercato come abbiamo detto ci sono diverse soluzioni innovative che creano l’offerta personalizzata di cui ha bisogno una qualsiasi Banca Digitale per la gestione dei suoi prodotti in modo configurabile e mi piace nominare un’altra piattaforma che sta avendo un grande successo, da ormai una decina di anni sul mercato, che è Mambu.
Mambu viene utilizzata dalla Prima Banca paneuropea esclusivamente mobile come N26 per cui ha realizzato il motore di prestito.
Anch’essa propone un approccio componibile e API pubblicamente disponibili che rendono possibili diverse combinazioni e possibilità di soluzioni che i Clienti ritengono più rapidi e flessibili di quello che mai avrebbero pensato di avere.
Ho nominato solo due delle nuove Piattaforme di Core Banking che stanno avendo una grande diffusione sul mercato ma tradizionalmente una grande fetta del mercato viene coperta dalla soluzione di Flexcube di Oracle già adottata nel mondo da oltre 600 Istituti finanziari e disponibile anche in Italia.
Ma quali sono i benefici di un Core Banking componibile, qualunque esso sia?
- Facile da realizzare con riduzione dei costi di implementazione in risorse e tempi da contrappore agli schemi e blocchi monolitici che avevano bisogno di elevata manodopera e costi
- Modulare si possono attivare solo i prodotti che si desiderano senza legarsi a un unico fornitore del servizio
- Indipendenza grazie all’ utilizzo di API e quindi l’ “architettura diventa collaborativa”
- Componibile a seconda delle esigenze del Cliente e si può adattare a seconda della necessità del Business
Quali sono i principali due motivi per cui un’architettura Legacy non è in grado di rispondere al cambiamento?
- I sistemi legacy, generalmente, non danno al contenuto il dovuto credito. Gli autori del contenuto non dispongono di un modo non codificato per distribuire e aggiornare correttamente la parola scritta e dipendono dagli sviluppatori.
- I sistemi legacy funzionano anche con informazioni dettagliate da zero a minime. Ciò rende estremamente difficile e quasi impossibile avere una conoscenza dei segmenti di clienti e il loro comportamento e personalizzazione individuali escono dalla finestra.
Inoltre perché proprio i micro-servizi vengono utilizzati da queste nuove piattaforme e aiutano nella scalabilità?
La categorizzazione di software e micro-servizi in parti autonome più piccole e la loro conseguente connessione è ciò che aiuta un’azienda componibile a creare nuove funzionalità su richiesta e con velocità. I micro-servizi non necessitano di re-tooling o riqualificazione come farebbe un sistema tradizionale. Sono pronti per essere riutilizzati e consumati da diverse aree dell’attività. Un sistema legacy avrebbe problemi a farlo.
In tutto questo clima di cambiamento così importante anche le Società di Consulenza note a tutte come Accenture, KPMG, Deloitte, EY stanno svolgendo formazione al proprio personale per supportare al meglio questi nuovi Player di Core Banking e gestire la parte progettuale sui Clienti.
Difatti senza i consulenti sarebbe difficile poi la messa in esercizio di queste soluzioni e il calare nella realtà del cliente la piattaforma da personalizzare e modulare a seconda dell’esigenza.
Se si continua a fare investimenti in termini di sistemi legacy, all’interno dell’organizzazione viene lasciato uno spazio minimo per l’innovazione e il progresso. Se un’azienda non è aperta all’adozione di nuove tecnologie e modelli di business, rischia sempre la stagnazione e lascia che nuove opportunità nel settore passino inutilizzate.
Questo lo abbiamo capito nel corso degli anni ma è soprattutto grazie all’epidemia da Covid-19 che un grande impulso innovativo è stata data alla tecnologia.
Sono convinta che il passaggio di sostituzione dai sistemi legacy a questi moderni di Core Banking sarà graduale per i grandi Istituti ma sarà logico, naturale e spontaneo (ma con non pochi sforzi) per gli istituti di piccole e medie dimensioni che si stanno guardando intorno e che stanno già intraprendendo questa strada.