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La gestione sostenibile della catena di fornitura

28 novembre 2022

di Alberto MORIANI

La catena di fornitura costituisce l’insieme dei fornitori, delle aziende e dei prestatori di servizi, necessari ad ottenere un prodotto, dalla sua fabbricazione alla sua vendita attraverso i canali di distribuzione.

Fino ad ora, nella gran parte delle realtà aziendali, la sostenibilità nella gestione della catena di fornitura è stata affrontata limitandosi a osservare solamente gli effetti della gestione delle proprie attività sull’ambiente, senza tener conto delle connessioni tra i vari stadi della catena di fornitura stessa che possono generare impatti negativi.

La crescente attenzione verso i temi della sostenibilità e la consapevolezza della loro connessione sistemica fra tutti gli attori della filiera, hanno spinto le aziende a comprendere che solo attraverso il pieno coinvolgimento dell’intera catena di fornitura è possibile ridurre le inefficienze, i rischi e gli impatti ambientali, creando valore per gli stakeholder in ottica di sviluppo sostenibile.

Anche la Commissione Europea è intervenuta: il 23 febbraio 2022, ha presentato una bozza di Direttiva UE relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità della catena di fornitura(1)(2) con l’obiettivo di trasformare gli strumenti attuali (essenzialmente, soft law e best practices) in veri e propri obblighi di corretta due diligence della supply chain.

Ma quali sono le motivazioni principali che possono portare le aziende ad una gestione sostenibile della propria catena di fornitura?

Solitamente la spinta trae origine da motivazioni che possono essere contenute in tre categorie:

✓  motivazione economica, determinata dalla fluttuazione dei costi per l’approvvigionamento delle materie prime, dell’energia e di altro, che spinge l’azienda a gestirli in coerenza con gli aspetti socio-ambientali, al fine di evitare rischi di inefficienze;

✓  motivazione ambientale, dovuta alla preoccupazione per lo scarseggiare delle risorse naturali, alla maggiore sensibilità dei consumatori verso l’ambiente e il rischio climatico ed altresì al vantaggio competitivo determinato dall’adozione di politiche di sostenibilità;

✓  motivazione sociale, dovuta alla maggiore rilevanza delle tematiche dei diritti umani e del welfare aziendale, alle richieste del consumatore volte all’ottenimento di attestazioni e/o certificazioni ambientali da parte delle aziende, al rischio di reclami se l’azienda non si dimostra attenta alle istanze dei consumatori. Inoltre, un importante driver sociale è rappresentato dall’indubbio vantaggio reputazionale di cui godrebbe l’azienda che è in grado di mostrarsi attenta alla sostenibilità.

Cosa si intende per gestione sostenibile della catena di fornitura?

Il concetto di gestione sostenibile della catena di fornitura richiama un modello di gestione avente lo scopo di migliorare le performance di lungo periodo della specifica organizzazione e di tutta la sua catena di fornitura.

Tale obiettivo può essere raggiunto attraverso l’integrazione strategica – lungo tutta la catena di fornitura – di obiettivi sociali, economici e ambientali, finalizzata a garantire il coordinamento dell’intero sistema di processi interaziendali.

Nel dettaglio, per costruire una catena di fornitura solida e affidabile occorrerà procedere su varie direttrici, tra le quali:

  • migliorare l’efficienza dei processi, attraverso l’adozione di pratiche in tema di rispetto dei diritti umani e di salvaguardia dell’ambiente;
  • utilizzare materie prime riciclabili;
  • ridurre la produzione dei rifiuti e degli scarti di produzione;
  • sviluppare prodotti green;
  • migliorare l’efficienza del sistema dei trasporti per contenere l’impatto dell’inquinamento prodotto;
  • gestire il rischio economico e ambientale;
  • migliorare l’efficienza della catena di fornitura;
  • eliminare i rifiuti e il relativo inquinamento generato dalla loro produzione;
  • aumentare la qualità dei prodotti / servizi;
  • ridurre i costi non visibili, come, ad esempio, quelli legati alla gestione dei rifiuti o all’inquinamento, adottando pratiche di sostenibilità ambientale e di economia circolare;
  • ridurre gli sprechi prodotti attraverso le attività che si svolgono lungo tutta la catena di fornitura, implementando pratiche utili al miglioramento delle attività già in fase di progettazione e sviluppo del prodotto/servizio, in modo da migliorare la selezione degli input e consentire anche l’aumento di efficienza dei processi;
  • creare partnership improntate al sostegno reciproco sulle tematiche di interesse comune, andando oltre la sola condivisione di criteri e di standard;
  • scegliere i fornitori in relazione al loro impegno verso la sostenibilità. I fornitori sono un asse portante per la sostenibilità non solo dell’azienda, ma anche dell’intera catena del valore, atteso che il loro modo di lavorare ha impatto sul prodotto/servizio da proporre al consumatore finale. Pertanto, la loro scelta va effettuata considerando le tecnologie da essi utilizzate nei processi di produzione, l’abilità nel gestire lavorati e/o semilavorati eco-friendly, le azioni messe in campo al fine di migliorare i processi e le performance;
  • impiegare materie prime e sostanze con un ridotto impatto sull’ambiente;
  • ridurre la quantità di risorse energetiche consumate;
  • dotarsi di sistemi di gestione ambientali;
  • produrre nel rispetto dei principi etici e dell’ambiente;
  • adottare criteri di green procurement al fine di:

✓  ridurre, all’inizio della catena, i rifiuti legati alla fornitura e considerabili inutili (beni e materie con imballaggi assenti o ridotti o con sistemi di recupero contenitori a carico del venditore);
✓  minimizzare la movimentazione dei materiali e ottimizzare i carichi delle merci, riducendo i costi di trasporto, gestione e smaltimento dei rifiuti;
✓  diminuire le emissioni nel ciclo di trasporti dei fornitori attraverso una razionalizzazione degli acquisti anche in ottica di consegne;
✓  individuare ed eliminare aree di sprechi e inefficienze con impatti ambientali e costi nascosti gestionali lungo la filiera, identificando e utilizzando prodotti alternativi, funzionali ed ecoefficienti;
✓  valutare e ridurre i costi totali dei prodotti (costi d’acquisto, di gestione, manutenzione e post-consumo);
✓  incoraggiare i fornitori a predisporre procedure operative e gestionali orientate alla sostenibilità ambientale;
✓  rinforzare gli impegni di responsabilità sociale d’impresa nella catena di fornitura;
✓  adottare e implementare un approccio gestionale innovativo in linea con gli orientamenti internazionali su Produzione e Consumi Sostenibili.

Oltre a quanto elencato, adottare una politica socio-ambientale ed effettuare acquisti sostenibili e circolari consente di raffigurare l’azienda come “sostenibile”, sia dal lato di fornitore di prodotti al consumatore finale, sia da quello di acquirente di beni.

  • adottare criteri di approvvigionamento circolare, finalizzati all’acquisto di beni e/o servizi che hanno l’obiettivo di minimizzare o evitare gli impatti ambientali negativi e di gestire in maniera appropriata la diminuzione di rifiuti durante il loro ciclo di vita.

  La strategia per giungere ad una gestione circolare degli acquisti si basa su tre pilastri:

✓   coinvolgimento dei fornitori attuato, ad esempio, attraverso lo sviluppo di un sistema premiante consistente nell’adozione di strumenti specifici in fase di selezione dei fornitori per incentivarne l’impegno verso l’economia circolare;
✓   identificazione di metriche e indicatori di performance per poter quantificare, valutare e validare indicatori ambientali lungo l’intero ciclo di fabbricazione di un prodotto;
✓   innovazione, attraverso progetti di cooperazione e innovazione sviluppati insieme ai fornitori per riesaminare i processi di produzione e/o modificare i metodi di acquisto secondo i modelli di economia circolare.

Quali sono le fasi di una gestione sostenibile della catena di fornitura ?

Il processo attraverso il quale giungere a gestire in modo sostenibile la propria catena di fornitura si sviluppa, generalmente, in quattro importanti fasi.

I – individuare le esigenze di acquisto allo scopo di contenere l’impatto sull’ambiente e ridurre le quantità di materiali acquistati, ricorrendo a fonti di acquisto più sostenibili (ad esempio, preferire il noleggio all’acquisto di un bene di cui l’azienda ha necessità, utilizzare materiali riciclati).

II – definire la strategia di acquisto includendo la sostenibilità nelle decisioni di acquisto dell’azienda. In questa fase l’azienda sviluppa i requisiti di sostenibilità che devono avere i nuovi prodotti sulla cui base scegliere i fornitori, identifica il mercato di riferimento e le dimensioni di sostenibilità correlate agli obiettivi di green supply chain.

III – selezionare i fornitori in base al loro impegno in termini di sostenibilità nelle diverse fasi della loro attività. L’azienda identifica i fornitori esistenti sul mercato, valutando se essi possono fornire prodotti certificati in grado di soddisfare i requisiti ambientali, in riferimento, ad esempio, a: diminuzione dei rifiuti e delle relative emissioni, miglior utilizzo delle risorse, reportistica delle prestazioni di sostenibilità. La selezione può spingersi fino a creare delle vere e proprie partnership con i fornitori con l’obiettivo del reciproco miglioramento continuo.

IV – verificare i risultati raggiunti e implementare azioni di miglioramento. Lo scopo è quello di definire dei veri e propri standard con i quali confrontarsi con riferimento agli obiettivi di green supply chain predeterminati e alle modalità di acquisizione dei dati necessari per eseguire rilevazioni continue dei fenomeni. Anche in questo caso si possono avviare forme di collaborazione con i fornitori per il reciproco miglioramento continuo.

Cosa è importante considerare nel processo di selezione dei fornitori?

La selezione dei fornitori con i quali instaurare partnership costituisce un elemento essenziale per affermare la sostenibilità di un’azienda nel complesso delle sue relazioni, atteso che una buona parte del successo di un’impresa dipende anche dalla qualità dei prodotti forniti, dal rispetto delle tempistiche e dalla reputazione dei fornitori dai quali essa si rifornisce.

In quest’ottica, pertanto, risulterà importante:

✓  dotarsi di un Codice Etico, condividerlo con i propri fornitori ed accertarsi che essi ne rispettino le previsioni.

Sarà importante garantire e condividere il rispetto dei diritti umani, la tutela del lavoro, della persona, della salute e della sicurezza, la definizione di clausole di salvaguardia a tutela dei lavoratori, l’implementazione di procedure e controlli in linea con standard internazionali, al fine di impedire fenomeni di corruzione.

Per tutti questi aspetti non potrà ritenersi sufficiente che un’azienda bandisca pratiche scorrette nei propri stabilimenti, risultando necessario che lo stesso sia garantito anche per i propri fornitori, soprattutto per quelli che operano in nazioni con regolamentazione meno stringente di quella europea o italiana con riferimento alla tutela dei diritti umani.

✓   richiedere ai fornitori l’adozione di procedure per la gestione di specifici rischi strategici e operativi.

Sotto tale aspetto è possibile identificare due tipi di strategie:

  • Strategie orientate alla gestione del rischio, attuabili per ridurre i rischi relativi alla gestione della catena di fornitura. Le aziende sono chiamate a rispondere dell’impatto sociale e ambientale dei propri fornitori, risultando essi responsabili nei confronti dell’azienda del rispetto di quanto pattuito anche in termini di sostenibilità.
  • Strategie finalizzate a migliorare la sostenibilità della supply chain e a realizzare prodotti sostenibili. In questo caso non ci si limita a selezionare e controllare i fornitori sulla base di standard socio – ambientali (come avviene nel caso delle strategie orientate al rischio), ma si sviluppa un processo collaborativo volto a ridurre l’impatto sociale e ambientale della supply chain nel suo complesso.

Come comprendere se i nostri fornitori adottano un approccio sostenibile?

Esistono differenti modi per verificare l’orientamento dei propri fornitori in tema di sostenibilità:

✓   monitorandone la sostenibilità

Tale attività può essere attuata attraverso:

  • questionari, che consentano di raccogliere informazioni sui vari fornitori mettendo a confronto i loro punti di forza e di debolezza, giungendo a classificare quelli più sostenibili;
  • incontri con i fornitori e gli altri stakeholder finalizzati a interagire direttamente con i soggetti coinvolti nella propria supply chain, confrontarsi e valutare idee e priorità condivise;
  • adottare incentivi che aiutino e motivino i fornitori a perseguire gli obiettivi di sostenibilità e di miglioramento delle performance.

✓   attivando canali relazionali e di comunicazione continua con i propri fornitori

Lo scopo è quello di condividere procedure e strategie finalizzate al miglioramento della sostenibilità della filiera, svilupparne la sensibilità sociale e ambientale, fornire supporto, anche attraverso incentivi, nell’introduzione di pratiche sostenibili e responsabili;

✓   misurando le performance della supply chain

La misurazione non avrà come riferimento solo la dimensione economica, estendendosi ad indagare anche quella socio-ambientale, raccogliendo dati e informazioni sulle performance di sostenibilità nelle varie aree della catena di fornitura.

✓   prevedendo sistemi di controllo e monitoraggio delle performance

L’obiettivo è quello di valutare la conformità delle caratteristiche di sostenibilità degli attori coinvolti rispetto agli obiettivi e agli standard definiti dall’azienda.

Controllo e monitoraggio possono essere attuati attraverso:

  • verifiche esterne (audit) nei siti produttivi, effettuate da un ente esterno o direttamente dal personale dell’azienda mediante interviste ai dipendenti e al management oppure ispezioni in azienda per verificare la conformità a certi standard;
  • autovalutazione (self-assessment), effettuata tramite sondaggi o interviste, utilizzata, in particolare, per la selezione di nuovi fornitori, per verificarne le attuali performance interne (esaminando le misure già messe in atto per evitare duplicazioni) ed esterne all’azienda.

✓   rendicontando i risultati dell’applicazione delle politiche di sustainable supply chain

Tale attività si esplica solitamente attraverso la redazione del bilancio di sostenibilità che descrive e rende pubbliche le politiche per l’ambiente, le azioni messe in campo, gli aspetti finanziari connessi, gli impatti (diretti e indiretti) generati sugli ambiti socio-ambientali di tutte le attività. Questa forma di rendicontazione è altresì utile a fornire una maggiore trasparenza dell’attività svolta dall’azienda nei confronti dell’ambiente, ad esprimere un giudizio su se stessa finalizzato a perseguire il miglioramento continuo, fornendo, al contempo, un benchmark col quale confrontarsi nel tempo.

 


Per approfondimenti, consultare i seguenti link e/o riferimenti:

(1)  Commissione Europea  |  Proposta di Direttiva relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità e modifica della direttiva (UE) 2019/1937 con allegati

(2)  Commissione EUROPEA | Economia giusta e sostenibile: le imprese devono rispettare i diritti umani e l’ambiente nelle catene di approvvigionamento mondiali  | Scheda informativa, Febbraio 2022

 



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