Etica e Integrità: "Le decisioni di oggi nascondono i rischi reputazionali e di compliance di domani"

Etica e Integrità: “Le decisioni di oggi nascondono i rischi reputazionali e di compliance di domani”

28 febbraio 2024

Redazione

Ogni volta che si prende una decisione o si fa un’azione che coinvolge più parti interessate siamo potenzialmente di fronte ad un dilemma etico. Questo perché in tutte le decisioni difficilmente si può tenere conto dei diritti, degli interessi e dei desideri di tutte le parti coinvolte. E, quindi, ogni decisione provoca comunque un danno per qualcuno. Gli esempi non mancano. A tutti capita di dover prendere decisioni sentite come difficili o discutibili ma non tutti si accorgono che in realtà si trovano davanti a “dilemmi etici”.

Questo vale anche per le organizzazioni che si trovano ad affrontare decisioni grandi e piccole, e sfide sociali che comportano “dubbi etici/morali”. Si pensi: al confronto fra la necessità della digitalizzazione con la componente privacy dei clienti e le conseguenti tensioni che ne scaturiscono; all’elusione fiscale; alle attività legate all’antiriciclaggio richieste ai soggetti obbligati; alle attività di KYC (Know Your Customer).

Rispettare leggi, regolamenti, normative (anche interne alle organizzazioni) non significa automaticamentefare le cose giuste”. Spesso una delle parti viene “danneggiata” (come nell’esempio della digitalizzazione/privacy). Eppure la maggior parte delle decisioni sono soggette ad un giudizio etico.

Le organizzazioni come possono affrontare sistematicamente con cura e attenzione i dilemmi etici? Come si può supportare i dipendenti nel lavoro quotidiano? La consapevolezza del giudizio etico aiuta le organizzazioni a dare un contributo positivo alla società.

Un’organizzazione è integra ed agisce con integrità quando tiene ben conto dei diritti, degli interessi e dei desideri di tutti suoi stakeholder. Da dove partire? Da un lato lavorare ai “requisiti minimi” dell’agire con integrità ossia il rispetto di leggi e regolamenti da assicurare anche con strumenti ed azioni preventive e repressive. Dall’altro lavorare al “limite superiore” dell’agire con integrità: impegnarsi in un processo decisionale morale su questioni difficili.

In pratica, l’organizzazione non si limita a verificare se è conforme alle leggi e ai regolamenti quando intraprende un’azione o una decisione. Ma fa un passo in più:

  • l’azione è moralmente corretta?
  • stiamo facendo anche la cosa giusta, tenendo conto dei diritti e degli interessi delle persone coinvolte?

Per prendere decisioni eticamente corrette non sono sufficienti la coscienza ed il buon senso che possono portare a decisioni eticamente sbagliate oppure legali ma dannose (i.e. elusione fiscale). La nostra coscienza ci permette di accertare se abbiamo eventualmente causato danni intorno a noi ma saper scegliere le cose eticamente giuste è un’altra cosa.

Similmente le norme ed i valori sociali (della società civile) non forniscono una risposta adeguata: si tratta di aspettative alla normalità che governano le nostre azioni. Nelle organizzazioni lo scopo ed i principi guida incarnano i valori che guidano le azioni per il raggiungimento della mission aziendale fra cui customer centricity, loyalty, empowering. Ci sono parecchi dilemmi etici dove questi valori entrano in conflitto fra loro.

Come fare a decidere, caso per caso, quali valori dovrebbero prevalere? Un metodo è tenere conto dei diritti, degli interessi e dei desideri di tutte le parti interessate coinvolte in una particolare decisione. Poi occorre procedere punto per punto ed assegnare, ad ogni argomento rilevante,  un valore ossia un “peso morale”. Ad esempio, stabilire il “peso morale” e quindi la prevalenza fra la cura del cliente e l’azionista che mira a massimizzare il profitto. Si tratta di esaminare tutte le argomentazioni senza pregiudizio, dal punto di vista di ognuna delle parti interessate. In questo modo, si ottiene una fotografia precisa di:

  • quale sia il dilemma;
  • quali siano i “principi morali” in gioco; e,
  • quali siano i “pericoli morali” o “criticità”.

“I principi morali” sono, ad esempio, gli obblighi derivanti dai diritti morali delle parti interessate. Ad esempio, il diritto riconosciuto ad ognuno di accedere ai servizi finanziari. Questo diritto fa parte di un’esistenza dignitosa che le istituzioni finanziarie devono facilitare il più possibile.

Nelle organizzazioni per riuscire ad avere un attento giudizio morale è fondamentale la visione di tutti gli stakeholder. Capita spesso che un dilemma etico non sia individuato come tale perché il modello degli stakeholder non è completo. Valutare con occhio critico e individuare tutti gli stakeholder è un obbligo. Se non tutte le parti interessate sono individuate, c’è maggiore probabilità che una o più delle parti coinvolte vengano danneggiate. E quindi, un maggior rischio nel lungo termine.

È interessante notare quanto, negli ultimi anni, sia aumentata l’attenzione per i dilemmi etici. Anche da parte delle Autorità di Controllo. L’intero processo decisionale relativo a determinate questioni finisce sotto la lente di ingrandimento delle Authority che comunque tengono conto, sempre più spesso, anche di norme e valori diffusi nella società civile. Il modo in cui sai qual è la cosa giusta da fare non cambia nel tempo mentre, ciò che cambia sono le norme ed I valori che la società civile considera normali. Normalità e moralità sono due concetti differenti.

In settori altamente regolamentati come il settore finanziario, la compliance normativa è fondamentale e le Autorità di Vigilanza svolgono un attento monitoraggio. La domanda dirompente da porsi è qual è lo spirito di una determinata legge o regolamento? La prima risposta è sicuramente incentrata su “che cosa fa” la norma: standardizzare, far rispettare qualcosa; ma la risposta dovrebbe focalizzarsi sul “perché” la norma fa/richiede una certa azione. Va detto che una legge o un regolamento adeguati cercano sempre di proteggere e assicurare un livello minimo – i.e. un diritto morale – di uno specifico stakeholder.

Allora, dove c’è il profitto da realizzare? Le persone, e non solo chi si occupa di Compliance, devono imparare a riconoscere che il rispetto della legge – quel fondamento imposto dalla società, quel minimo che devi rispettare – non è qualcosa che fai per obbligo; bensì perché ti aiuta a fare le cose giuste. Infine, va rilevato come le norme siano sempre in ritardo rispetto agli sviluppi sociali. Per cui, da un punto di vista di etico/morale, i requisiti minimi attuali non sono ancora entrati in alcuna normativa. Questo lascia ampio spazio di azione e di differenziazione alle organizzazioni che hanno un quadro chiaro dei loro “minimi etici” e possono includerli:

  • nel proprio processo decisionale e,
  • nei propri prodotti e,
  • servizi destinati al cliente;
  • nonché farne un vantaggio competitivo.

Si delinea così un’organizzazione più sostenibile ed onesta e, soprattutto nel settore finanziario, questo rafforza la fiducia degli stakeholder contribuendo alla stabilità finanziaria.



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