Tapering: ovvero la lenta fine del quantitative easing

20 ottobre 2017

di Salvatore CARRANO

Sabine Lautenschläger, membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, preme per la soppressione, seppure graduale, delle misure che hanno lo scopo di immettere denaro in circolazione, sostenendo che in Europa l’inflazione media è ormai sopra l’uno percento con un valore massimo prossimo al 2% in Germania. Ci sono, pertanto le condizioni per rallentare l’acquisto di asset sul mercato da parte della Bce.

Lautenschläger non è la sola del Comitato esecutivo a ritenere che occorra uscire, quanto prima e gradualmente, dal Quantitative easing. Draghi comunque rassicura che, almeno per il corrente anno, non è prevista, a parte quella già deliberata, una riduzione degli acquisti mensili da parte della Banca Centrale e addirittura, se necessario, potrebbe ripristinare il valore di acquisti precedenti alla diminuzione.

A inizio dicembre scorso la Bce, in una movimentata riunione, aveva riconfermato l’estensione del Qe per tutto il 2017 con la riduzione, da aprile, degli acquisti di un quarto, passando da ottanta a sessanta miliardi.

Il tapering consiste nel rallentamento dell’acquisto dei titoli pubblici da parte di una banca centrale e, quindi da aprile ufficialmente la Bce ne ha dato, con la riduzione degli acquisti appunto, ufficiale attuazione.

Il persistere dei tassi bassi e l’estensione per tutto il 2017 del Qe, farebbero pensare a una vittoria indiscussa e su ogni fronte della linea di Draghi. In realtà è un trionfo a tempo, con un primo segnale di resa già ad aprile che diverrà ritirata nel 2018, quando la Bce ridurrà drasticamente l’acquisto di titoli pubblici e deciderà per il rialzo dei tassi di riferimento.

 

 

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