Formazione professionale esperienziale

Non si può vivere di solo fare: la formazione esperienziale in azienda

22 dicembre 2023

di Giovanni COSTA

La precoce professionalizzazione induce una precoce obsolescenza delle competenze acquisite, soprattutto quando il cambiamento tecnologico è intenso e pervasivo come quello in corso.

Un sondaggio Swg pubblicato sul Sole 24 Ore di martedì scorso sembra non avallare questa preoccupazione. Più in dettaglio, alla domanda «Che cosa è indispensabile che la scuola sappia trasmettere oggi?», il 42% del campione ha scelto «una conoscenza pratico-operativa», il 38% «il saper fare» e solo un 20% si è concentrato sul ruolo di «una conoscenza teorica».

Quindi una netta prevalenza di operatività, che ci dà la misura di quanto sia forte il bisogno percepito di avere una formazione orientata al fare e di quanto deteriorata sia l’immagine della scuola, percepita come avulsa dalla realtà. Si può dire che la scuola raccoglie quello che ha seminato se non è riuscita a spiegare e a dimostrare che non c’è nulla di più pratico di una buona teoria.

Questi atteggiamenti sono particolarmente cruciali ora che è iniziato un biblico travaso del fare dalle persone alle macchine (robotizzazione, veicoli autonomi, intelligenza artificiale e via elencando) seguito da una altrettanto biblica emersione di compiti e attività relativi al pensare, all’interazione tra il saper fare delle macchine con la loro fredda e ineguagliabile efficienza e il saper immaginare degli uomini con le loro passioni e la loro creatività.

In questo scenario il governo vara un nuovo assetto dell’istruzione tecnica e professionale con un disegno di legge approvato a inizio settimana. Attualmente il quadro dell’istruzione tecnica terziaria è caratterizzato dagli Its – Istituti tecnici superiori che prevedono dopo una maturità tecnica un biennio di specializzazione – il cui varo basato su uno studio di fattibilità di Federico Butera del 1998 è stato lungo e contrastato. Essi hanno oggi assunto una fisionomia ben definita e apprezzata dalle famiglie e dalle imprese e sono stati oggetto di un consolidamento con una legge del luglio dello scorso anno (governo Draghi) che speriamo non venga interrotto. Il nuovo intervento del governo Meloni prevede che agli Its si affianchi un’area di sperimentazione che coinvolge le scuole professionali che verranno valorizzate. Si formerà una filiera professionale più corta (da 5 a 4 anni) che consentirà di conseguire un diploma di secondo grado e di accedere agli Its. Verrà inoltre accentuata la caratteristica propria della filiera professionale basata sulla formazione così detta esperienziale in azienda e sull’uso di docenti aziendali.

Per non incorrere nei rischi della precoce obsolescenza di cui si è detto, sarebbe necessario cercare un nuovo equilibrio tra la formazione di base sui fondamentali destinata a permanere nel tempo e la formazione operativa in grado di rispondere alle esigenze immediate di un mercato del lavoro che denuncia una grave carenza di quadri tecnici. Per questo è necessario inserire la formazione sul campo in un processo di apprendimento continuo dove:

  • le conoscenze teoriche e astratte (pensare) vengono sottoposte alla verifica operativa (fare) da cui ricavano conferme, falsificazioni e spunti evolutivi.

Una soluzione valida sia per le filiere formative con destinazione universitaria sia per le filiere professionali.

L’impegno e gli investimenti da mobilitare affinché l’esperienza operativa esplichi tutte le sue potenzialità sono enormi. Si tratta trasformare i meccanismi di apprendimento attraverso la ripetizione e l’imitazione in una capacità di sistemare l’esperienza in un generatore permanente di nuove competenze. Nella formazione esperienziale l’allievo, che è il responsabile principale dello sviluppo delle sue competenze, deve apprendere ad apprendere lungo tutto il ciclo di vita professionale senza limitarsi a un tempo definito del suo ciclo scolastico. Tutto l’ecosistema formativo deve esserne cosciente e operare di conseguenza cercando di tenere assieme fare e pensare.

Intervento di Giovanni COSTA, Professore Emerito di Strategia d’impresa e Organizzazione aziendale all’Università di Padova. Ha svolto attività di consulenza direzionale e ricoperto ruoli di governance in gruppi industriali e bancari. (www.giovannicosta.it)


Pubblichiamo questo articolo per gentile concessione dell’Autore. Fonte, Corriere del Veneto dorso regionale del Corriere della Sera del 24-09-2023)



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