AML-follow the money

Gli Strumenti e i poteri di contrasto alla criminalità organizzata

1 luglio 2022

di Nicola LORENZINI

Laboratorio Antiriciclaggio – Focus ComplianceDal metodo Falcone agli algoritmi che scovano l’impresa infiltrata

1) Il metodo Falcone

«Segui i soldi, troverai la mafia», Giovanni Falcone, attuando una semplice tecnica investigativa, che per l’epoca fu rivoluzionaria, ha rappresentato una scuola nel mondo, sia per la lotta sia al crimine organizzato transazionale, che al riciclaggio dei proventi.

«Il vero tallone d’Achille delle organizzazioni mafiose è costituito dalle tracce che lasciano dietro di sé i grandi movimenti di denaro connessi alle attività criminali più lucrose». Per quel tempo il “metodo Falcone” era innovativo e rivoluzionario – pochi però erano quelli che lo apprezzavano.

Di fatto l’economia del tempo girava intorno agli “affari mafiosi” con il principio “pecunia non olet”.

Oggi si ripropongono in modalità più pericolose le medesime insidie di oltre 40 anni fa, in quanto mascherate, ripulite e ancor più raffinate. Ignazio Gibilaro, generale della Guardia di Finanza, già stretto collaboratore di Falcone afferma come Cosa Nostra, la ‘ndrangheta e la camorra e tutta la criminalità organizzata hanno perfezionato e raffinato tecniche di mimetizzazione, sistemi e strumenti di riciclaggio, che negli anni si sono sviluppati e perfezionati. Per questo la lotta alla criminalità è diventata molto, molto più complicata. Per piegare sia la criminalità organizzata che il crimine economico e comune si renderebbe necessario cancellare i paradisi fiscali.

Ogni investigazione purtroppo si arena e diventa complessa quando le tracce dei soldi portano nei paradisi fiscali. Le cronache odierne confermano come gli oligarchi russi si siano rifugiati in paradisi fiscali per sfuggire alle sanzioni legate alla guerra in Ucraina; le nuove tecnologie, che sviluppano le transazioni digitali con l’utilizzo oramai popolare delle criptovalute, hanno reso vane decenni di direttive comunitarie sul tema antiriciclaggio, che a fatica tenta di essere riaggiornata per arginare le falle della legislazione comunitaria e nazionale. Il metodo Falcone conferma la sua attualità e validità, in quanto solo con la cooperazione giudiziaria internazionale e la collaborazione di polizia, si riesce a seguire i pagamenti e ricostruire la rete dei soggetti indagati.

Ma è arduo contrastare le infiltrazioni mafiose, ove a volte questi soggetti si offrono per entrare nel capitale di una azienda, rilevandone parte delle quote. Magari sembrano il socio adatto per fare fronte a un momento di difficoltà.

Il Nord est, con il suo tessuto di piccole e medie imprese, è nel mirino della mafia, che qui trova il terreno ideale per ripulire il denaro proveniente dagli atti criminali – a cominciare dal traffico e spaccio di droga – compiuti in altre regioni.

Il fenomeno quindi è palesemente attuale e le evidenze della presenza della criminalità organizzata, è acclarato dalla mappatura e analisi dei dati relativi alla presenza sul territorio di persone fisiche già gravate da precedenti penali legati ai cosiddetti reati spia, in particolare riciclaggio, bancarotta fraudolenta e fatture per operazioni inesistenti.

Gli accertamenti attuati con gli strumenti antimafia della L. 159/2011 antimafia hanno certamente consentito di intercettare il fenomeno dei profitti riferibili ad attività illecite.

Le modalità sono subdole in quanto nelle regioni del Nord est in particolare del Veneto, l’insinuarsi nelle attività economiche è meno evidente; durante la crisi economica l’aiuto e l’offerta di capitale e investimenti tramite una persona ritenuta di fiducia, come un professionista affermato, può essere terreno fertile di contaminazione fra aziende e criminalità

Segue poi il frazionamento dei principali asset a favore di altri soggetti criminali, l’estromissione della precedente proprietà, il riciclo di denaro.

2) Laboratorio Antiriciclaggio – Focus Compliance(1)

L’avvio del Focus Compliance, il nuovo ciclo di appuntamenti(2) della Commissione Antiriciclaggio in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche ed Aziendali UNIPD e l’associazione AML LAB (Associazione Italiana di Ricerca sul Rischio di Riciclaggio), arriverà anche un altro monito: mediante l’utilizzo di aziende attive in tutti i settori la mafia riesce a intrattenere rapporti e relazioni con la politica e con la società civile, ai quali si presenta con le vesti di imprenditori.

Si cercherà di concentrarsi sull’aspetto economico esaminando i casi e gli effetti della presenza di aziende connesse alle organizzazioni criminali, ovvero in cui il proprietario o amministratore è un soggetto condannato per mafia o reati annessi. Il dato più interessante e che ove si estirpa il tumore criminale mafioso le aziende operanti nel medesimo settore e nello stesso territorio di quelle connesse alla criminalità crescono in performance ed efficienza quando il legame mafioso viene reciso, ad esempio dopo un arresto.

Inoltre le aziende non infiltrate e sane, rimaste senza una concorrenza sleale, pagano più tasse e il loro Margine operativo cresce anche del 15-20% nell’anno successivo. È chiaro come l’evasione fiscale sia un richiamo per la criminalità, perché i canali di riciclaggio per ripulire il fiume di denaro percorrono le stesse modalità di Money Laudering. Di contro la presenza criminale stimola le aziende sane sottraendo ricavi al fisco per compensare in qualche modo una competizione che li vede perdenti.

L’Università di Padova dal 2010 al 2018 ha individuato con dati rilevati sulla base di atti giudiziari, circa 400 aziende con una connessione con la criminalità organizzata.

L’edilizia (26,5% del totale) è il primo settore per presenza di infiltrazioni mafiose, il commercio (17,3%), le attività immobiliari (11,1) e professionali (8,6%) e dall’agricoltura (5,7%); seguono la ristorazione e la logistica.

L’indebitamento è elevato anche, se l’Ebitda (cioè il margine operativo lordo, un indicatore della valutazione redditività aziendale) indica ottimi risultati economici, anche se le dimensioni non sono piccole.

Altre ricerche inoltre hanno convalidato il fatto, che ove vi è la presenza della criminalità organizzata, la qualità della classe politica è mediocre e quindi la democrazia ne viene deteriorata senza alcun beneficio economico. A Nordest sono state censite 660 aziende criminali, di gran lunga prevalenti in Veneto (386) con società di capitali (il 91% di quelle censite).

3) Le misure di aggressione del patrimonio illecito

La realtà operativa è però densa di insidie, che ostacolano l’agevole sequestro delle ricchezze, in quanto i patrimoni illeciti sono riciclati e reimmessi nel circuito economico legale, opponendo tecniche di mimetizzazione e di mascheramento della loro provenienza.

Gli strumenti più efficaci di contrasto al fenomeno mafioso e criminale in genere sono le misure di aggressione patrimoniale, come la confisca, in quanto incidono in modo reale alla sottrazione dei patrimoni illecitamente accumulati, già individuati come beni direttamente riconducibili all’origine e/o destinazione illecita.

I beni da aggredire sono, sia quelli oggetto della transazione criminale, che non implica alcun onere probatorio, sia quelli che fungono da strumento per l’esercizio dell’attività illecita (ad es. i mezzi di trasporto utilizzati per la tratta di persone o per il trasferimento di droga o armi); o pur essendo del tutto leciti, costituiscono il prezzo o il provento del reato (es. la somma versata o il bene acquisito in seguito alla cessione di una partita di stupefacenti).

Quindi viene ordinata la confisca delle cose, che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono in gergo il prodotto o il profitto o il prezzo del reato che si persegue.

Il legislatore, consapevole delle difficoltà della ricerca della prova, unita ad una ricostruzione nel tempo dei percorsi seguiti dalle ingenti e ingiustificate ricchezze, ha indirizzato l’ evoluzione della norma e ordinamento giuridico, affidandosi sempre più alla prospettiva indiziaria e a valutazioni su base presuntiva, affiancando così alle forme di confisca di tipo “ordinario” altre ipotesi di “confisca speciale allargata”, basate quindi su meccanismi di semplificazione probatoria, che agevolano gli inquirenti e l’autorità giudiziaria nella dimostrazione dell’origine illecita dei patrimoni appartenenti a soggetti inseriti in organizzazioni criminali.

Nell’ambito di una indagine e al termine di un processo con sentenza passata in giudicato operano quindi diversi strumenti:

  • la confisca “ordinaria” dei beni direttamente ricollegabili ad un delitto;
  • la “confisca per equivalente” che consente di confiscare i beni che sono nella disponibilità del reo per un valore equivalente agli stessi;
  • la “confisca allargata” o “confisca per sproporzione”, dei beni e somme non giustificate e non tracciabili in valore sproporzionato al proprio reddito o alla propria attività economica;
  • la confisca delle misure di prevenzione disciplinata dall’articolo 24 del D.Lgs. 159/2011 che aggredisce i beni appartenenti a soggetti affiliati a cosche mafiose e a soggetti con particolare pericolosità sociale, che non siano in grado di giustificare la legittima provenienza e di cui anche per interposta persona fisica o giuridica, risultano essere titolari o avere la disponibilità a qualsiasi titolo, in valore sproporzionato al proprio reddito dichiarato ai fini delle imposte sul reddito, o alla propria attività economica ovvero che risultino essere il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego.

4) L’algoritmo scova l’impresa infiltrata

Un gruppo di lavoro accademico coordinato da Antonio Parbonetti, professore ordinario all’Università di Padova, e da Michele Fabrizi e Francesco Ambrosini hanno individuato sei indicatori per stanare l’impresa controllata dalle consorterie mafiose.

Il Sistema di analisi fonda la sua puntualità grazie allo sviluppo di dati raccolti su 10mila aziende controllate dalle cosche di ‘Ndrangheta, Camorra e Cosa che ha permesso di elaborare un algoritmo alla base di un sistema di Intelligenza artificiale in grado di stanare le imprese infiltrate.

Il cardine e architrave delle analisi non dovrà però mai discostarsi da quello dei principi antiriciclaggio della adeguata verifica e titolare effettivo che consente come approccio compliance, alle aziende pulite di evitare Il rischio di avviare un dialogo con un “un prestanome testa di legno”, che negli accordi imprenditoriali compare dal nulla.

5) I sei indicatori di anomalia

Gli indicatori che devono essere alla base di tutte le analisi sono stati individuati nella:

  1. La presenza di <<teste di legno>> figure apicali che non rivestono alcun ruolo formale pur in presenza di un ampio potere decisionale.
  2. Transazioni e operatività anomale unita ad un numero esiguo di dipendenti rispetto alle attività che devono essere svolte e/o impianti, macchinari e attrezzature non adeguati al volume di attività.
  3. Amminstratori con ruoli condivisi in aziende localizzate in luoghi distanti che rendono non immediata la possibilità di esercitare in modo efficace un’adeguata attività di governo, anche in considerazione del fatto che la struttura organizzativa non prevede un adeguato livello di deleghe.
  4. Volume d’affari incoerenti per false fatturazioni che rendono non coerente il volume di affari con la struttura aziendale.
  5. Imprenditori con cariche e compiti di gestione in diverse aziende che gestiscono un numero rilevante di aziende operanti in settori diversi e che richiederebbero una ampia professionalità e competenze differenziate. Figure imprenditoriali che in breve tempo riescono a costituire e guidare apparentemente con successo un numero consistente di aziende.
  6. Rapida crescita dell’attività economica. Contrapposta a limitati investimenti e mancanza di Know how e competenze. L’uso e emissione di F.O.I. (Fatture per Operazioni Inesistenti) consente di conseguire una crescita rapida anche perché non necessita di investimenti e di acquisizione di competenze. La rapidità e apparente facilità con cui alcune aziende criminali crescono generano consenso e rafforzano il ruolo dell’organizzazione criminale.

 


Per approfondimenti, consultare i seguenti link e/o riferimenti:

(1) Al via Focus Compliance, il nuovo ciclo di appuntamenti della Commissione Antiriciclaggio e Privacy in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche ed Aziendali – UNIPD e AML LAB, coordinata dalla consigliera Stefania Targa, per promuovere la cultura dell’antiriciclaggio negli Studi dei Commercialisti padovani.

(2) Focus Compliance, primo appuntamento



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