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Anticipare il futuro per essere più competitivi: Istruzioni per l’uso

2 dicembre 2023

di Giorgio IRTINO

Per iniziativa dell’UNESCO, il 2 dicembre si celebra il WORLD FUTURES DAY, la Giornata Mondiale dei Futuri.

Questo evento è oggi alla sua seconda edizione, essendo stato istituito solo nel 2022 a seguito della crescente importanza che viene attribuita nell’ambito delle Nazioni Unite (ONU) alle nuove visioni del multilateralismo e agli approcci verso il futuro.

La Giornata Mondiale dei Futuri si pone lo scopo di evidenziare l’universalità delle attività anticipatrici umane, di alimentare i processi di intelligenza collettiva, di promuovere e incrementare la ricerca del pensiero sul futuro e la sua applicazione nei diversi contesti delle organizzazioni governative, della società civile, delle imprese.

Premesse

Lo studio del futuro è una materia sicuramente complessa e ambiziosa che si scontra peraltro con una sorta di cablaggio biologico umano saldamente ancorato a stereotipi basati sulla linea temporale passato-presente:

  • quando una situazione è ritenuta soddisfacente, comoda, sicura, le persone tendono a mantenerla invariata il più a lungo possibile, cercano di rimanere nella propria comfort-zone anche a costo di:
    • di opporre resistenza ai cambiamenti,
    • di non esplorare alternative,
    • di ignorare segnali che suggeriscono un’evoluzione degli scenari a contorno.

Il concetto di resilienza è la massima espressione di questo atteggiamento che esalta la capacità di superare i momenti di crisi ripristinando la stabilità di situazioni precedenti quando invece bisognerebbe cercare di staccarsi dal passato e di guardare avanti

Un altro elemento che frena lo studio del futuro è un certo scetticismo sulla possibilità di fare previsioni sensate, soprattutto in un contesto generale altamente instabile e variabile: se non riusciamo a fare pianificazioni di breve termine (parliamo di un arco temporale che va da 1 a 3 anni), come possiamo pensare di definire strategie di lungo periodo (cioè su una scala di almeno 10 anni) immaginando situazioni completamente diverse da quelle attuali? Anche in questo caso il ragionamento è frutto di un approccio mentale rigido e poco propenso all’utilizzo di strumenti d’indagine non convenzionali che richiederebbero un misto tra curiosità, fantasia e gioco da un lato incrociati con visone strategica, tecnologia e coraggio di abbracciare il cambiamento dall’altro. 

Partendo dunque da questi presupposti, per dare un senso alla Giornata Mondiale dei Futuri credo che sia utile invitare le imprese a riflettere su come superare certi bias cognitivi e su come sia possibile avvicinarsi allo studio del futuro in modo graduale e semplice ma allo stesso tempo efficace. Premesso che anticipare il futuro costituisce un prezioso fattore di competitività per qualunque azienda, ecco alcuni utili suggerimenti su come dotarsi di un metodo strutturato basilare da cui partire per sviluppare in modo progressivo competenze ed obiettivi più approfonditi, in funzione delle caratteristiche di ogni azienda (dimensione, mercato, know-how, capacità di investimento) e dopo aver toccato con mano i benefici pratici che un simile esercizio può determinare. 

Il futuro richiede ottimismo

Spesso evitiamo di pensare al futuro perché la turbolenza del presente ci crea angoscia e apprensione: le ricorrenti crisi economiche, i conflitti bellici, i cambiamenti climatici sembrano enormi macigni che pesano sul destino delle prossime generazioni. Pur non sottovalutando questi fattori che devono però essere ricondotti nell’ambito di una gestione del rischio nel breve-medio termine, bisogna sforzarsi invece di pensare:

  • a come stimolare un’evoluzione positiva del contesto generale,
  • a come esserne partecipi e,
  • a come vogliamo posizionarci rispetto alle opportunità che il futuro ci può offrire.

Come diceva il poeta Tonino Guerra in una vecchia pubblicità: “L’ottimismo è il profumo della vita” e dobbiamo lasciarci guidare da questo profumo se vogliamo esplorare futuri migliori. 

Abituarsi a pensare il futuro

Pensare il futuro non deve essere un’azione occasionale ma una pratica intenzionale e sistematica, ricorrente. Affinché diventi un’abitudine nell’ambito delle imprese, le persone devono essere stimolate a farlo e supportate con azioni di sensibilizzazione e formazione specifica, con momenti di riflessione collettiva, con il riconoscimento delle idee migliori. Iniziative come una “bacheca delle visioni” in cui ognuno è libero di condividere le proprie intuizioni (attraverso narrative, immagini o qualunque altra forma espressiva), o come incontri di “future-storming” (evoluzione della tecnica di brainstorming, di ormai arcaica memoria, in cui si confrontano e approfondiscono i diversi punti di vista) devono essere incoraggiate per rendere la pratica della previsione più partecipativa e immersiva. 

Costruire una propria visione

Pensare il futuro è una cosa molto diversa da pensare al futuro:

  • nel primo caso creiamo in prima persona gli scenari che per noi sarebbero più desiderabili,
  • nel secondo caso accettiamo di interagire con situazioni che sono state pensate da qualcun altro (è quello che gli esperti futuristi chiamano “colonizzazione dei futuri”).

Per essere protagonisti del nostro destino dobbiamo essere in grado di comprendere i megatrends di lungo periodo incrociandoli con i segnali deboli già disponibili nel presente e, in base a questi, di elaborare una visione personalizzata con cui ci vogliamo collocare nel futuro. Non possiamo evitare totalmente la colonizzazione perché dipende da fattori su cui non abbiamo il controllo (tecnologie, decisioni politiche, eventi straordinari) ma possiamo sicuramente trovare il modo per ricavarci uno spazio soddisfacente

Coinvolgere le parti interessate

Pensare il futuro deve essere necessariamente un esercizio inclusivo; tante più persone saranno coinvolte e contribuiranno con le loro visoni, tanto più verosimile e realizzabile sarà la prospettiva verso cui ci indirizzeremo. Se già l’enfasi che attualmente viene attribuita alla sostenibilità pone al centro la figura degli “stakeholders”, questi vengono ad assumere ancora più importanza in un’ottica di proiezione verso il futuro. E non parliamo solo di soggetti giuridici (soci, dipendenti, clienti, fornitori etc…) ma anche di categorie umane (età, sesso, etnia, religione, scolarità, disabilità etc…) la cui partecipazione attiva alla costruzione della visione del futuro può rappresentare un fattore di inestimabile valore. Il futuro non deve essere desiderabile solo per pochi ma deve soddisfare la più ampia gamma possibile di aspettative

Collegare l’oggi al domani

Lo scopo principale di pensare il futuro è quello di poter agire sul presente per mettere in campo le azioni necessarie affinchè lo scenario desiderato si realizzi nel miglior modo possibile (è quello che gli esperti futuristi chiamano “backcasting”). Per anticipare il futuro bisogna definire una pianificazione strategica articolata su diversi segmenti temporali.

  1. Si parte a ritroso dalla situazione immaginata su una distanza di almeno 10 anni e della quale non è necessario comprendere tutti i dettagli perché le incognite sono ancora molte;
  2. poi si scende a una distanza di 5 anni in cui la visione deve essere più definita soprattutto per quanto riguarda i driver di cambiamento (tecnologie, prodotti, mercati);
  3. restringendo ancora la prospettiva su 3 anni bisogna fissare obiettivi precisi e sostenibili;
  4. infine, sul singolo anno devono essere realizzate azioni concrete e misurabili di avvicinamento agli obiettivi.
  5. Questo ciclo si ripete ogni anno, traslando in avanti e affinando obiettivi, strategie e visioni in base ai risultati ottenuti e alle sollecitazioni esterne. 

Conclusioni

In occasione della Giornata Mondiali dei Futuri 2023 dovremmo dunque chiederci quanto le nostre imprese si sentono pronte a confrontarsi con i cambiamenti che si verificheranno entro il 2035. In realtà:

  • solo poche ci stanno seriamente lavorando (le più importanti multinazionali quotate in borsa),
  • alcune stanno cominciando ad assumere la consapevolezza di doverlo fare (le aziende di medie dimensioni che operano in settori interessati da importanti evoluzioni),
  • la grande maggioranza (le aziende di medio-piccole dimensioni) naviga ancora a vista, impegnata nella sopravvivenza quotidiana.

Per questo motivo è necessario cambiare atteggiamento verso il futuro, scatenare la curiosità dell’esplorazione e tuffarsi in un viaggio nel tempo che può rivelarsi appassionante e sorprendente. 

Il futuro è alla portata di tutti, cominciando dai primi cinque passi consigliati sopra! 



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