Redazione
Trump accelera sulla successione alla guida della Fed: “Tre o quattro candidati in valutazione”
Durante la conferenza stampa conclusiva del vertice NATO a L’Aja, il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato di essere in fase avanzata di valutazione per individuare il prossimo presidente della Federal Reserve. Secondo quanto dichiarato, sarebbero “tre o quattro” i nomi attualmente in lizza per subentrare a Jerome Powell, il cui mandato terminerà nel 2026.
Non si esclude che la nomina possa venire annunciata con largo anticipo rispetto alla scadenza formale del mandato di Powell. Si parla già di un possibile annuncio tra settembre e ottobre, o addirittura entro l’estate, ipotesi che, se confermata, romperebbe la prassi di una transizione a ridosso della fine del mandato.
Nel corso del suo intervento, Trump ha ribadito critiche molto dure nei confronti dell’attuale governatore della banca centrale, arrivando a definirlo “una persona assai poco intelligente” e “mentalmente nella media”. Ha aggiunto che considera un bene la sua futura uscita di scena, contestandogli di non aver tagliato i tassi d’interesse nonostante il contesto lo renderebbe, a suo avviso, necessario.
Questa strategia è probabilmente finalizzata ad aumentare la pressione pubblica sulla Fed per un intervento tempestivo sui tassi ma alimenta anche i dubbi sull’autonomia dell’istituto centrale americano.
Wall Street immobile, mentre Powell resiste alla pressione politica
Le dichiarazioni di Trump, unite a una nuova tornata di domande rivolte a Powell da parte della commissione del Senato americano, non hanno però avuto un impatto significativo sui mercati. Le principali borse statunitensi sono rimaste pressoché stabili: con il Dow Jones che – mercoledì – ha chiuso in lieve calo (-0,25%), S&P 500 rimasto invariato e, il Nasdaq che ha guadagnato appena lo 0,3%.
Nel frattempo, Powell ha risposto ai legislatori del Senato per il secondo giorno consecutivo, sottolineando l’incertezza sugli effetti economici delle politiche tariffarie adottate durante l’amministrazione Trump. In particolare, Powell ha affermato:
che “è molto difficile prevedere chi sosterrà davvero il costo dei dazi all’importazione” e quali effetti avranno sull’inflazione.
Powell ha anche difeso con fermezza l’indipendenza della banca centrale, sottolineando che “se sbagliamo, gli americani pagheranno il prezzo per molto tempo” e aggiungendo che eventuali tagli ai tassi saranno valutati con prudenza.
Le sue parole sono arrivate poco dopo l’ennesimo attacco di Trump dal Summit NATO a L’Aja.
Fed ancora cauta sui tassi
Trump continua a esercitare pressione affinché la Federal Reserve abbassi sensibilmente i tassi di interesse, attualmente fissati in un range tra il 4,25% e il 4,5%. Secondo il presidente, un taglio sarebbe necessario per ridurre i costi di finanziamento del debito federale. Tuttavia, Powell ha finora resistito a tali richieste, dichiarando che l’istituto centrale continuerà a prendere decisioni basate esclusivamente sull’andamento dell’economia e del mercato del lavoro.
Intanto, iniziano a circolare i primi nomi di possibili successori. Tra i candidati presi in considerazione figurano Kevin Warsh, già membro del board della Fed, Kevin Hassett, del National Economic Council e l’attuale segretario al Tesoro, Scott Bessent.
Tra le ipotesi emergono anche figure di spicco come l’ex presidente della Banca Mondiale, David Malpass e Christopher Waller attualmente nel board della Fed. Tutti nomi che segnalano una possibile svolta nella direzione futura della banca centrale americana, qualora Trump decidesse di imprimere un nuovo orientamento alla politica dei tassi.
Un annuncio anticipato della nomina potrebbe aprire a diversi scenari, consentendo agli investitori di anticipare le possibili evoluzioni sui tassi di interesse e, di conseguenza, orientare le aspettative sul futuro della politica monetaria della Fed, ancora prima della fine del mandato di Powell.
L’ipotesi della nomina anticipata del successore di Powell ha alimentato i timori sulla perdita di indipendenza della Fed e ha rafforzato le aspettative di un taglio anticipato dei tassi. Per cui il valore del dollaro americano contro l’euro è calato toccando i minimi dal 2001, ma, in controtendenza, le borse statunitensi si sono mosse verso nuovi massimi, avvicinandosi ai record storici nonostante l’incertezza legata alla guida della Fed.
Articolo a cura di Kim RINALDI, Comunicazione e Giornalismo, Università di Maastricht