Negli ultimi anni la criminalità organizzata si è evoluta attraverso due pilastri operativi interconnessi: da un lato, il ricorso sistemico a false fatturazioni per alterare il sistema economico e fiscale; dall’altro, la gestione illecita della manodopera, attraverso lavoro nero, caporalato, intermediazione illecita, cooperative spurie e impiego di immigrati irregolari.
Il legame tra questi due ambiti – economico-fiscale e occupazionale – è sempre più stretto e strategico: la criminalità, soprattutto quella di stampo mafioso, utilizza strutture imprenditoriali legali solo in apparenza, per emettere fatture per operazioni inesistenti, creando fondi neri da impiegare per pagare in nero la manodopera, per eludere i vincoli imposti dai contratti collettivi e per evadere il fisco, soprattutto attraverso le frodi IVA (c.d. carosello).
Questi stessi meccanismi sono utilizzati per l’aggiudicazione di appalti al ribasso, alterando il libero mercato e consolidando il controllo economico e sociale sul territorio.
Le false fatturazioni come leva economico-criminale trasversale
Il sistema delle false fatturazioni rappresenta oggi una delle principali modalità con cui le organizzazioni mafiose e i sodalizi criminali economici alterano il mercato, reinvestono proventi illeciti, eludono il fisco e finanziano il lavoro nero e lo sfruttamento. A differenza di altre attività più riconoscibili (come il traffico di droga o le estorsioni dirette), questa forma di reato opera sotto una maschera di legalità, spesso mediante soggetti incensurati (spesso prestanome) e strutture aziendali formalmente registrate.
Modalità operative
- Creazione di società cartiere: imprese fittizie intestate a prestanome o soggetti nullatenenti.
- Emissione di fatture per operazioni inesistenti: per lavori mai eseguiti o per beni/servizi mai scambiati.
- Utilizzo per abbattere il reddito imponibile e “coprire” tangenti, mazzette o lavoro nero.
- Coinvolgimento di professionisti compiacenti: commercialisti, notai, consulenti del lavoro.
Le finalità principali di queste modalità si riassumono nel riciclare denaro sporco (proveniente da traffico di stupefacenti, prostituzione, gioco illegale) e soprattutto nel ridurre artificialmente i costi aziendali anche al fine di aggiudicarsi gare d’appalto al ribasso.
Aree e casi significativi
Lombardia – Milano e Monza-Brianza
Le province lombarde, data la densità industriale e la presenza di capitali, sono un epicentro delle operazioni legate alle fatturazioni fittizie.
- Caso “PNRR e appalti fittizi”: nel luglio 2024, la DIA ha eseguito a Milano arresti nei confronti di soggetti legati alla famiglia mafiosa dei “Barcellonesi” (Cosa Nostra messinese). Le società coinvolte, intestate a prestanome, emettevano fatture false per servizi legati a commesse pubbliche finanziate con fondi del PNRR(1).
- Diverse indagini evidenziano il ruolo della ‘ndrangheta nel sistema di subappalti edilizi e impiantistici, dove le fatture false servivano a “giustificare” pagamenti a imprese collegate ai clan calabresi, con danno alla concorrenza e impiego di lavoratori non regolarizzati.
Emilia-Romagna – Reggio Emilia e Modena
La DIA ha documentato un sistema collaudato di imprese che si scambiano fatture false(2) per:
- ridurre costi fiscali e previdenziali;
- facilitare l’interposizione illecita di manodopera tramite cooperative spurie (legate in alcuni casi alla camorra o alla ‘ndrangheta).
Nel distretto meccanico di Reggio Emilia, si sono riscontrati casi di fatturazione incrociata tra aziende riconducibili a soggetti già coinvolti in procedimenti per associazione mafiosa.
Lazio – Roma e Latina
Il contesto romano è stato interessato da una rete di società riconducibili ai clan camorristici e ‘ndranghetisti, dedite alla frode fiscale e al reimpiego di capitali.
- Operazione del luglio 2024: colpiti soggetti collegati ai clan MAZZARELLA e D’AMICO (Camorra) e alle cosche calabresi MANCUSO e MAZZAFERRO, con l’accusa di aver emesso false fatture per oltre 25 milioni di euro legate a settori come il commercio di idrocarburi, l’edilizia e le produzioni cinematografiche(3).
Veneto – Padova e Verona
Qui, le indagini hanno messo in luce un asse tra società venete e altre con sede in Campania e Calabria(4), che emettevano fatture fittizie legate ad appalti pubblici e forniture per enti locali.
- Utilizzate anche per coprire operazioni di somministrazione illecita di manodopera straniera, spesso legata a circuiti balcanici e nordafricani (sfruttamento nei cantieri e nella logistica).
Calabria – Vibo Valentia e Reggio Calabria
Le cosche locali (in particolare la ‘ndrina dei MANCUSO) hanno storicamente utilizzato il sistema delle fatture false per:
- coprire tangenti relative ad appalti sanitari (come accertato nell’ASP di Vibo Valentia, sciolta per infiltrazioni mafiose(5));
- favorire assunzioni fittizie in imprese “amiche” al fine di controllare politicamente il territorio.
Somministrazione illecita e cooperative spurie
In molte regioni settentrionali, come Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia, si registra un uso sistemico di cooperative irregolari o di società che “affittano” manodopera senza rispettare le tutele contrattuali. Questo meccanismo, favorito anche da imprenditori locali, permette un drastico abbattimento dei costi.
L’intervento mafioso avviene sia con metodi corruttivi (favori ai controllori o agli enti pubblici) sia con la gestione diretta di intere filiere, come evidenziato da diverse operazioni condotte dalla DIA nel 2024 nei settori della logistica, dei servizi e dell’agricoltura.
Lavoro nero e filiere etniche parallele
Il fenomeno del lavoro nero è particolarmente radicato in contesti dove si intrecciano vulnerabilità sociali e scarsa vigilanza istituzionale. La Toscana, in particolare l’area di Prato(6), è diventata emblematica per il radicamento di una criminalità cinese che gestisce la manodopera clandestina nei settori tessili e della pelletteria.
In molte aree, il lavoro nero è anche funzionale alla falsificazione dei contratti: si simulano assunzioni per ottenere il permesso di soggiorno, mentre l’attività lavorativa reale si svolge in nero e in condizioni di grave sfruttamento.
Immigrazione clandestina e tratta di lavoratori
Un capitolo a parte merita il fenomeno dell’immigrazione irregolare, spesso favorita da reti criminali transnazionali che operano in sinergia con le mafie italiane. Le indagini condotte nel Veneto, nel Trentino-Alto Adige e in alcune province lombarde hanno fatto emergere una rete consolidata che sfrutta rotte balcaniche e africane per il reclutamento di lavoratori da impiegare in agricoltura o nei cantieri.
Bolzano(7), ad esempio, è risultata snodo logistico per il trasferimento di immigrati clandestini verso la Germania, spesso impiegati temporaneamente in attività di raccolta agricola o edilizia senza contratto.
È utile riepilogare l’articolazione territoriale dei più rilevanti fenomeni criminali con indicazione della tipologia di criminalità organizzata coinvolta, sia essa di matrice nazionale che straniera:

Considerazioni finali
L’analisi territoriale mostra quanto i fenomeni dello sfruttamento del lavoro e delle false fatturazioni non rappresentino problemi confinati al Sud, ma riguardino in modo sistemico anche il Centro-Nord, dove l’economia legale e quella mafiosa si intrecciano attraverso strumenti sempre più sofisticati. La sfida principale per le istituzioni è oggi quella di individuare e colpire le strutture giuridico-formali che celano ogni reato presupposto di riciclaggio, rendendo sempre più difficile distinguere un’azienda “sana” da una usata come strumento criminale.
Pur non essendoci statistiche specifiche sui reati che sono stati trattati, giova ricordare come la stessa Banca d’Italia abbia recentemente stimato che il riciclaggio in Italia (per il periodo 2018-2022) si attesti attorno all’1,5-2,0% del PIL, corrispondente a circa 25-35 miliardi di euro all’anno(8).
Sempre l’Unità di informazione finanziaria nel recente rapporto annuale(9) ha evidenziato come l’attuale momento storico sia caratterizzato da rapidi cambiamenti e da una elevata incertezza, che accrescono le difficoltà di assicurare un’efficace azione di prevenzione e contrasto del riciclaggio.
Appare evidente di come sia sempre più urgente e necessaria una risposta efficace integrata attraverso un sistema “a rete” e non “a compartimenti”, basata su indagini patrimoniali, cooperazione interforze e mediante anche iniziative di partenariato pubblico privato volte anche a prevenire e non sono a reprimere le fattispecie criminali che alterano il mercato.
Intervento di Andrea DI CORRADO | AML Senior Business Consultant, JS, Joint Services

Joint Services è una società di consulenza specializzata nella trasformazione IT in ambito Anti Financial Crime e Compliance.
Grazie al suo team di ingegneri informatici ed esperti di tematica, JS è un partner tecnico e consulenziale per i propri clienti e facilita la traduzione dei “business requirements” in soluzioni tecniche su misura.
JS attualmente opera in Italia, Francia, Austria, Svizzera, Belgio, Albania, Romania, Singapore, USA e Canada.
Sito Internet: www.joint-services.com
Per approfondimenti, consultare i seguenti link e/o riferimenti:
(1) La Repubblica, 2024, Mafia, appalti pubblici e Pnrr
(2) Tg24Sky, 2025, Maxi frode fiscale per 100 milioni, ci sono 179 indagati
(3) Editoriale Domani, 2024, Le mani su Roma: camorra e ‘ndrangheta e la centrale di riciclaggio nella capitale
(4) Vicenza Today, 2025, Maxi-operazione contro frodi fiscali e riciclaggio
(5) Libera Informazione, 2024, Sciolta per infiltrazioni mafiose l’Asp di Vibo Valentia
(6) Firenze Today, 2024, La mafia cinese a Prato è un problema reale
(7) Ansa, 2024, Sgominata una banda di trafficanti di migranti
(8) UIF Banca d’Italia, Quaderni dell’antiriciclaggio N. 26 – Il valore del riciclaggio e delle altre condotte finanziarie illecite in Italia