Aggressioni e violenze verso il personale sanitario: analisi del fenomeno, casistica e strategie di prevenzione e risposta nelle strutture ospedaliere
Negli ultimi dieci anni, il fenomeno delle aggressioni fisiche e verbali nei confronti del personale sanitario ha assunto una dimensione di emergenza strutturale, non più episodica. Dati provenienti da fonti ufficiali — Ministero della Salute, INAIL, ANAAO, FNOMCeO e Ordini professionali — segnalano un incremento costante di episodi di violenza ai danni di medici, infermieri, operatori socio-sanitari e personale tecnico-amministrativo, tanto nei pronto soccorso quanto nei reparti di degenza, nei servizi territoriali e nei contesti psichiatrici o di emergenza-urgenza.
L’aggressione al personale sanitario non rappresenta solo un rischio per l’integrità fisica o psicologica dei lavoratori, ma un vero e proprio rischio organizzativo e sistemico, capace di compromettere la qualità dell’assistenza, la sicurezza dei pazienti e la stabilità del clima lavorativo.
Il fenomeno, inoltre, presenta una marcata sottostima statistica, in quanto molti episodi non vengono denunciati o non trovano adeguata registrazione nei flussi informativi aziendali. Ciò rende ancora più difficile la definizione di strategie efficaci di prevenzione, contenimento e gestione.
Quadro normativo e Linee Guida di riferimento
Il quadro legislativo di riferimento si è evoluto in modo significativo negli ultimi anni.
Il punto di svolta è rappresentato dalla Legge n. 113 del 14 agosto 2020, che ha introdotto “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, istituendo l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie presso il Ministero della Salute.
A questa norma si affiancano altri strumenti operativi e tecnici:
- le Raccomandazioni INAIL 2021 in materia di “Prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari e socio-sanitari”;
- le Linee guida ministeriali per la gestione del rischio aggressioni (2022);
- le disposizioni regionali (ad es. DGR Lombardia 2021, DGR Puglia 2022) che impongono l’adozione di Piani aziendali di prevenzione e gestione delle aggressioni.
Nel contesto della sicurezza sul lavoro, il D.Lgs. 81/2008, all’art. 28, impone l’obbligo di valutare tutti i rischi, compresi quelli derivanti da violenza o aggressione nei confronti dei lavoratori, integrando quindi il rischio aggressioni nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) aziendale.
Tale obbligo si estende anche ai rischi di natura psicosociale, collegati allo stress lavoro-correlato e al burnout.
Sul piano organizzativo, la UNI 11961:2024 e la ISO 45003:2021 offrono un quadro metodologico per integrare anche i rischi psicosociali e comportamentali nei sistemi di gestione aziendale, promuovendo la cultura della prevenzione e la gestione sistemica degli eventi sentinella.
Analisi del fenomeno e Tendenze negli ultimi anni
Dati statistici e incidenza
Secondo il Rapporto INAIL 2023, gli infortuni da aggressione nel comparto sanità e assistenza sociale rappresentano oltre il 12% degli infortuni totali riconosciuti per causa violenta.
Le regioni più colpite risultano Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia, con picchi nei pronto soccorso, nei reparti di psichiatria e nelle unità di emergenza territoriale (118).
Tra il 2019 e il 2023 si è registrato:
- un incremento del 35% degli episodi denunciati;
- una prevalenza femminile tra le vittime (oltre il 70%);
- una netta maggioranza di aggressioni verbali, ma con crescita significativa delle aggressioni fisiche (+25% rispetto al quinquennio precedente).
Cause e fattori scatenanti
Le principali cause identificate dalle indagini INAIL e dalle analisi aziendali includono:
- Tempi di attesa eccessivi nei pronto soccorso;
- Stato emotivo alterato dell’utenza (dolore, ansia, stress, dipendenze, disturbi psichici);
- Carico di lavoro e carenze di organico, che peggiorano la qualità percepita del servizio;
- Assenza di barriere fisiche e protocolli di sicurezza negli spazi di front office;
- Formazione inadeguata del personale nella gestione dei conflitti.
Tipologie di aggressione
Le aggressioni possono essere classificate in quattro categorie operative:
- Verbali: insulti, minacce, linguaggio offensivo o discriminatorio;
- Fisiche: spintoni, colpi, strattonamenti, uso di oggetti contundenti;
- Psicologiche: molestie, intimidazioni, atteggiamenti persecutori;
- Digitali: diffamazioni o minacce tramite social media, chat o e-mail.
Impatti organizzativi e individuali
Le conseguenze delle aggressioni si manifestano su tre livelli:
a) Livello individuale: danni fisici, disturbi post-traumatici da stress, depressione, perdita di motivazione e aumento dell’assenteismo.
b) Livello organizzativo: calo della produttività, aumento del turnover, deterioramento del clima aziendale, maggiore rischio clinico e contenzioso legale.
c) Livello sociale: perdita di fiducia nel sistema sanitario, crescente conflittualità tra operatori e cittadini, difficoltà nel reclutamento di nuove professionalità.
L’aggressione, pertanto, non è solo un fatto di sicurezza, ma un rischio di governance: mina la sostenibilità del servizio e la fiducia nel sistema pubblico.
Casistica e Esempi pratici
L’analisi delle segnalazioni INAIL e ANAAO (2020–2023) mostra una casistica ricorrente:
- Pronto soccorso: paziente o familiare aggressivo per tempi di attesa o percepita mancanza di attenzione.
- Reparti psichiatrici e dipendenze: episodi di violenza fisica o autoaggressiva, spesso imprevedibili.
- RSA e strutture socio-sanitarie: aggressioni da parte di pazienti con decadimento cognitivo o disturbi comportamentali.
- Servizi territoriali e guardie mediche: aggressioni in contesti isolati o domiciliari, spesso senza supporto di sicurezza.
Esempio 1 – Ospedale Metropolitano:
Un’infermiera del pronto soccorso subisce minacce e strattoni da un familiare in attesa. La presenza di un pulsante d’allarme collegato alla vigilanza interna ha permesso un intervento rapido e il contenimento dell’episodio.
Esempio 2 – Centro Psichiatrico Territoriale:
Paziente in crisi aggressiva: l’équipe, formata su protocolli di de-escalation verbale, riesce a contenere il comportamento senza ricorrere alla forza fisica. Successivamente viene attivato il debriefing psicologico per gli operatori coinvolti.
Esempio 3 – Guardia Medica notturna:
Medico aggredito da un utente in stato di ebbrezza. Dopo l’episodio, l’ASL introduce un protocollo di chiamata diretta alle forze dell’ordine tramite app dedicata e riorganizza i turni in coppia nelle fasce di rischio.
Strumenti di prevenzione e Misure organizzative
Analisi del rischio e pianificazione
Ogni struttura sanitaria deve procedere a una valutazione specifica del rischio aggressioni nel DVR, individuando:
- aree ad alto rischio (emergenze, psichiatria, front office, ambulatori territoriali);
- fattori di contesto (layout, isolamento, visibilità);
- eventi sentinella e indicatori di frequenza.
È utile adottare una matrice di rischio basata su probabilità e gravità, per definire priorità di intervento e misure preventive proporzionate.
Misure di prevenzione primaria
- Progettazione degli ambienti con spazi separati, vie di fuga e pulsanti di allarme;
- Pattugliamenti di sicurezza interna o presenza di vigilanza formata in ambito sanitario;
- Formazione obbligatoria del personale su gestione dei conflitti, comunicazione assertiva e tecniche di de-escalation;
- Sistemi di videosorveglianza e tracciamento degli eventi con rispetto del GDPR;
- Campagne informative verso l’utenza sul rispetto reciproco e il valore dei professionisti.
Misure di prevenzione secondaria (contenimento)
- Attivazione di procedure di emergenza con codici specifici (“Codice Viola” o “Codice Grigio” per aggressioni);
- Presenza di dispositivi di allarme personale portatili per operatori isolati;
- Attivazione immediata delle forze dell’ordine in caso di rischio grave;
- Supporto psicologico post-evento e debriefing di gruppo.
Misure di prevenzione terziaria (post-evento)
- Registrazione dettagliata dell’evento in apposito registro aziendale;
- Analisi delle cause e individuazione delle misure correttive;
- Supporto legale e psicologico alla vittima;
- Reporting periodico alla Direzione e all’Organismo di Vigilanza.
Best Practice nazionali e internazionali
Esempio 1 – IRCSS Ospedale San Raffaele (Milano):
Protocollo d’intesa sottoscritto tra Ospedale e forze dell’ordine (Questura e Polizia Locale) per l’implementazione di un Presidio di sicurezza ospedaliera interno con presenza fissa, formazione multidisciplinare e reporting sui casi di aggressione, sventati e domati.
Esempio 2 – Regione Lombardia:
Implementazione del Piano Regionale per la Sicurezza degli Operatori Sanitari con istituzione del “Referente per la sicurezza degli operatori” in ogni ASST. Introduzione di percorsi formativi obbligatori e moduli di e-learning INAIL.
Esempio 3 – Regione Lazio:
Progetto “Ospedale Sicuro” (2022): installazione di telecamere intelligenti nei PS e protocolli con la Polizia di Stato per il presidio di aree critiche.
Esempio 4 – NHS England:
Programma “Violence Prevention and Reduction Standard” con formazione continua, strumenti di segnalazione elettronica e audit annuali di sicurezza comportamentale.
Cultura Organizzativa e Comunicazione
Il successo delle politiche di prevenzione dipende dalla costruzione di una cultura organizzativa della sicurezza relazionale.
Ciò richiede:
- il coinvolgimento attivo della Direzione nella pianificazione strategica;
- la partecipazione dei lavoratori, attraverso segnalazioni e comitati misti;
- la comunicazione trasparente degli eventi e delle misure adottate;
- la promozione di un clima di tolleranza zero verso la violenza, sostenuto da campagne interne e messaggi istituzionali chiari.
Conclusioni
La prevenzione delle aggressioni in ambito sanitario non è un tema marginale, ma una condizione essenziale di tutela della salute, del benessere organizzativo e della qualità assistenziale.
Ogni struttura deve dotarsi di un sistema integrato di analisi, prevenzione e risposta, fondato su tre pilastri:
- Governance e commitment della direzione aziendale;
- Formazione e competenze relazionali di tutto il personale;
- Sinergia con le istituzioni esterne (forze dell’ordine, Prefetture, INAIL).
La lotta alla violenza in sanità è una responsabilità collettiva. Costruire un ambiente sicuro per chi cura significa garantire sicurezza anche per chi è curato.
Intervento di Alessandro FOTI | Autore per Risk & Compliance Platform Europe – Esperto in Compliance e HSE – Vicepresidente di AIAS – Associazione Italiana Ambiente e Sicurezza
Per approfondimenti, consultare i seguenti link e/o riferimenti:
Legge n. 113/2020 – Sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie
D.Lgs. 81/2008 – Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro
Raccomandazione INAIL 2021 – Prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari
Linee guida Ministero della Salute 2022 – Gestione del rischio aggressioni
UNI 11961:2024 – Sistemi di gestione della compliance integrata
ISO 45003:2021 – Occupational health and safety management — Psychological health
DGR Regione Lombardia n. XI/4650 del 2021 – Piano per la sicurezza del personale sanitario
ANAAO Assomed, Rapporto 2023 – “Sanità sotto attacco”
INAIL, Report 2023 – “Aggressioni e violenze nel comparto sanità”
OMS, 2022 – “Framework for preventing workplace violence in healthcare”
NHS England, 2023 – “Violence Prevention and Reduction Standard”




