Denaro Illecito Economia

L’immissione di denaro di provenienza illecita nell’economia reale

24 febbraio 2021

di Emmanuele DI FENZA

Reputo che l’immissione del denaro di provenienza illecita nell’economia reale risponda a tre distinte esigenze criminali: il profitto, il lavaggio del denaro sporco e l’interferenza nei mercati e nelle organizzazioni.

Per quanto ovvio ogni singola attività criminale può essere ricondotta ad una, a due o a tutte e tre finalità.

In ogni caso la costante è data dalla totale assenza di trasparenza.

In estrema sintesi la compagine criminale, operando all’oscuro o sotto protezione, fruendo dei suoi capitali di provenienza illecita può puntare, di volta in volta:

  • al proprio arricchimento (determinando guadagni non necessariamente immediati);
  • all’allontanamento dei profitti dall’origine illecita (attività in genere onerosa);
  • alla turbativa dei mercati o delle organizzazioni (al fine di determinare condizioni più favorevoli per il futuro).

Per quanto ovvio qualsiasi difficoltà (ad esempio fallimenti o crisi di liquidità) o brusca evoluzione che si manifesta nello scenario economico (oscillazione dei mercati o riorganizzazioni aziendali in primis) rappresenta, per le imprevedibilità che genera nei confronti dei precedenti equilibri strutturali, un oggettivo vantaggio per favorire l’immissione occulta di denaro di provenienza illecita.

Come si può ricavare dalle sintesi fornite dalle Autorità vigilanti, anche la pandemia Covid sta puntualmente determinando, in uno scenario di crisi epocale, oggettive e potenziali occasioni di operazioni con regia criminale.

Nelle prime fasi sono stati osservati puntuali e fisiologici casi di indebiti profitti collegati ad imprese operanti nell’offerta e nella distribuzione di prodotti correlati ai nuovi fabbisogni (mascherine, guanti e altri dispositivi), per poi assistere all’accesso indebito ai finanziamenti di Stato per i settori in crisi.

Ciò premesso appare altresì evidente che non esiste un solo settore di attività che possa essere reputato al riparo dall’aggressione criminale al maturare degli effetti della crisi.

Opinione diffusa è infatti che il controllo sulla titolarità effettiva, da parte delle entità tenute al controllo dei mercati, possa risultare cruciale in questo delicato momento al fine di contrastare l’acquisizione di settori sani dell’economia fruendo di capitali di provenienza illecita. Su tale direttrice si pone anche l’azione normativa europea ed italiana che prevede l’adozione di un registro pubblico adeguatamente controllato.

Con riferimento alle operazioni con cui si immette denaro di provenienza illecita nell’economia, la storia delle azioni di contrasto internazionale ha previsto un’iniziale prevalente attenzione dedicata al contante, poi evoluta anche al controllo sui bonifici.

Le attività di controllo su contanti e bonifici hanno così generato una corposa “letteratura” in materia di controllo transazionale tramite algoritmi, prevedendo un’analisi oggettiva dell’operazione correlata agli aspetti soggettivi sia di chi si priva di una somma e sia di chi la percepisce.

Fermo restando che le organizzazioni criminali ricorrono ai canali di volta in volta reputati più opportuni prescindendo dalla “letteratura” consolidata, da un lato appare evidente che il contante sia uno strumento ideale per le intrinseche caratteristiche “al portatore” ma dall’altro appare altresì evidente che le attuali tecniche di pagamento, tra cui i bonifici stessi, la moneta elettronica, le criptovalute e tanti altri, rappresentino strumenti altrettanto efficaci laddove rientranti in un preordinato schema generatore di opacità.

Non vi è infatti organizzazione criminale, dalla più complessa ed evoluta alla più semplice e improvvisata, che non sia consapevole della necessità di aggirare gli strumenti di controllo previsti dalle attuali misure antiriciclaggio.

Per quanto ovvio, quanto più è complessa, potente o protetta, una organizzazione sarà maggiormente in grado di fornire strutturate disposizioni ai propri canali al fine di mascherare le operazioni come normali e lecite, non solo in fase di esecuzione ma anche nelle ipotesi di successivi approfondimenti al fine di neutralizzarli o addirittura di evitarli.

Non vi è dunque miglior ricetta per contrastare l’immissione di denaro di provenienza illecita che disporre di competenze, informazioni e strutture organizzative allenate ad operare:

  • in maniera lecita e
  • senza pregiudizi tecnici,
  • condividendo le informazioni con altri soggetti (autorità stesse o aziende tenute al controllo).

La Banca d’Italia ha più volte richiamato i soggetti tenuti all’azione di contrasto al riciclaggio a collaborare tra loro sia quando condividono clienti sia quando partecipano alla medesima operazione.

In tale ottica è più che auspicabile un sano spirito di collaborazione tra le organizzazioni, al fine di perseguire il medesimo irrinunciabile obiettivo: la difesa dei mercati dall’inquinamento determinato dai capitali di origine illecita, intuitivamente più pericoloso nei momenti di grave crisi.

 

Intervento di Emmanuele DI FENZA, Group Head of Financial Crime Customer Investigations Intesa Sanpaolo

 



  • Commento Utente

    enrico klippel

    Purtroppo l’eccessiva burocrazia e la dispersione dei soggetti preposti ai controlli ( e spesso Purtroppo anche superficialità di singoli) non aiuta

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