Financial Crime Italia

Covid. L’alleanza con la tecnologia contro il rischio criminalità

28 aprile 2020

di Emmanuele DI FENZA

Il rischio criminale in epoca Covid. Una risposta efficace? Si, se tecnologica, priva di inutili burocrazie e rifiutando mortali abbracci di egoismi

Trovo particolarmente opportuno il tempestivo richiamo, da parte di Autorità ed imprese, alla necessità fondamentale di prevenire aggressioni criminali in un periodo, purtroppo previsto come non breve, di diffuse fragilità strutturali economiche legate alla epocale pandemia in corso.

Secondo il mio parere una risposta efficace è sicuramente possibile da realizzarsi laddove fondata su un massiccio utilizzo della tecnologia, sulle migliori esperienze e competenze oggi disponibili e con una combinazione di strumenti tecnico-informatici molto al di sopra degli attuali standard, italiani o internazionali.

Laddove venisse invece individuata una risposta fondamentalmente burocratica, solo parzialmente supportata da una robusta tecnologia, la stessa correrebbe inevitabilmente il rischio di favorire interessi egoistici e, conseguentemente, le misure in parola correrebbero il grave rischio di essere utilizzate loro stesse, con un effetto “boomerangcontro la legalità, da parte di evolute compagini criminali.

Compagini criminali sovente più dotate di risorse e conseguentemente più organizzate rispetto ai presidi di tutela predisposti da imprese ed autorità, di cui in molte circostanze sanno sovente sfruttarne i punti di incompletezza o debolezza, mimetizzandosi al loro interno ed ingannando le misure immunitarie allo stesso modo con cui operano i virus.

I numeri dell’evasione fiscale, così teoricamente tanto bene contrastata da tutti, ne sono una eloquente riprova in assenza di strumenti esclusivamente informatici, supportati da adeguate normative ed in presenza di un approccio al problema, sostanzialmente burocratico. Non vi è infatti alcun dubbio che in assenza di equità fiscale non è possibile parlare adeguatamente di giustizia, benessere sociale e tutela dei consociati in caso di difficoltà, come oggi risulta opportuno a tutela dell’intero sistema economico così come minacciato.

Ma come dice il nostro Papa Francesco, questo grave momento, causa il profondo dolore e disagio epocale che arreca alla collettività, deve essere una preziosa occasione per tirare fuori il meglio da tutti noi, tramite il contagio del bene e della speranza, rafforzando le basi di una società giusta, non orientata da approcci egoistici e malvagi, che finiscono sistematicamente con il nuocere all’umanità nel suo complesso, egoisti compresi.

Mi risulta infatti evidente che gli approcci egoistici nel campo dell’economia, sono sovente mascherati da apparenti complessità, sostanziali genericità e artati contrasti istituzionali, con il chiaro scopo di evitare di entrare adeguatamente e tempestivamente in dettagli tecnici.

Dettagli che, viceversa, sulla base delle odierne tecnologie, una volta convertiti in procedure e processi strutturati, sono inevitabilmente destinati, anche se talvolta solo a lungo periodo, a perseguire il bene comune.

In estrema sintesi l’esperienza dimostra che chi opera in mala fede cerca sistematicamente, con complesse leve strategiche e gestionali, di limitare, condizionare o neutralizzare la tecnologia, ben sapendo che è impossibile sopraffarla, in relazione alla sua origine naturale e dunque, a favore del bene.

Non credo pertanto possibile, in questo momento, realizzare un poderoso contrasto alla criminalità senza individuare robuste soluzioni informatiche di prevenzione e sorveglianza come già cominciammo ad accennare vagamente in Italia circa trenta anni fa, realizzando un sistema complesso non solo informatico, ma fatto anche di migliaia di regole operative, definizione analitica di informazioni e soprattutto di relazioni convergenti tra Stato e banche, per poi inspiegabilmente rallentare.

Ma la strada anche se appena abbozzata era quella giusta, come dimostrano i successivi avvenimenti, in quanto siamo stati, anche in questo settore, fonte di ispirazione in tutto il mondo, proseguendo nelle attività fino ad oggi, grazie ad un mirabile gioco di squadra con le nostre Autorità raggiungendo risultati nettamente superiori rispetto a quelli raggiunti negli altri Paesi, sebbene non perfetti nella misura qui auspicata.

Soluzioni informatiche che, come dimostra l’esperienza, per loro natura mal si prestano ad utilizzi criminali, dove applicate da imprese sane che operano in collaborazione attiva con le Autorità e che sono sottoposte al condiviso controllo da parte di queste ultime.

Ma per raggiungere gli attuali obiettivi occorre un mix di umiltà, competenze e pragmatismo che so bene non è facile realizzare, in un contesto connotato da risultati a breve e da progetti a lungo termine, sia nell’ambito della società civile, sia nell’ambito delle istituzioni.

Per entrare nello specifico della soluzione da individuare, evidenzio tra le parole chiave che sono utilizzate in materia di contrasto alla criminalità:

⇒  l’adeguata verifica antiriciclaggio,

⇒  l’intelligenza artificiale e

⇒  la rilevanza degli assetti organizzativi.

In tali ambiti, come per altri casi che qui non esploro, non sempre però si realizzano declinazioni analitiche, traducibili in algoritmi informatici, a supporto di sistemi complessi non burocraticamente fini a se stessi, presupposti fondanti delle mie convinzioni.

A mio parere è in questo ambito, che bisogna tutti insieme intervenire, non tanto in sede di definizione delle regole, ma in sede di attuazione, essendo il fattore indispensabile di successo insito nella razionalità delle azioni da porre in essere.

Il richiamo ad una adeguata verifica del cliente, ad esempio, è un evidente principio troppo vago per essere utilizzato senza una dettagliata declinazione tecnica da parte di tutte le entità chiamate alla sua concreta applicazione.

L’aspetto positivo è però rappresentato dal fatto che negli ultimi anni le banche stesse, dietro precise indicazioni delle Autorità, si sono molto impegnate maturando una preziosa esperienza che può aprire la strada agli auspicati sviluppi.

Il rischio di una mancata compiuta declinazione tecnica, è che tale fondamentale principio venga applicato solo genericamente in fase ex-post: il cliente non era conosciuto adeguatamente, il malanno del paziente non era stato accertato adeguatamente, la gestione delle mascherine non è stata adeguatamente affrontata, il ponte crollato non era stato controllato adeguatamente, e non nelle decisive sedi di prevenzione e contrasto.

Il richiamo all’intelligenza artificiale, come altro esempio, è poi sovente utilizzato senza considerare adeguatamente la qualità e la complessità dei dati, che invece ne costituisce indispensabile presupposto: se tratto un albero come se fosse un fiore, nel vaso a centro del tavolo poi fatico a depositarlo pur disponendo di una avanzatissima tecnologia robotica.

Quanto poi al richiamo agli assetti organizzativi, questi sono molto rilevanti e vincenti laddove affrontati con competenze analitiche sui processi industriali, senza esaurirsi in generiche misure di adeguatezza di organico, oggi necessariamente prioritarie in sede di contenimento dei costi. A titolo di esempio, se ho bisogno di medici per la terapia intensiva non li posso attingere tra gli idraulici, prima distinguo i mestieri e poi attrezzo la risposta sulla base di un mix di priorità, risorse, competenze e strumenti.

Da parte mia ho la fortuna di operare in una grande, solidale e vincente azienda e pertanto sono sicuro, lato nostro, di riuscire nell’impresa, ma la vittoria sarà più completa e foriera di un più grande sviluppo, solo se tutti insieme, aziende ed autorità che operano nel mondo, ci sentiremo finalmente parte di una grande e coesa organizzazione: l’umanità.

Umanità alla cui base non possono mancare principi cardine quali etica, mercati, regole e giustizia alla base dei processi antiriciclaggio.

Il tutto senza egoismi, o quanto meno riducendoli, come sembra stiamo riuscendo a fare molto meglio di quanto potevamo ipotizzare, con uno storico coordinato consenso, a volte anche spontaneo, espresso da gran parte dell’umanità in questi primi decisivi passi per cercare di tirarci fuori al meglio da questo tragico momento, come sempre abbiamo saputo fare anche se troppo spesso a caro prezzo, nella storia dell’umanità.

Mai come ora dobbiamo essere coesi isolando gli egoismi e favorendo le eccellenze, fruendo di tutta la tecnologia possibile e rifiutando approcci burocratici fini a se stessi, che in questo settore rischiano di essere utilizzati a vantaggio dei criminali stessi minando l’intero sistema.

 

Intervento di Emmanuele DI FENZA, Group Head of Financial Crime Customer Investigations Intesa Sanpaolo

 



  • Commento Utente

    Rosario Ferrante

    Gran bel lavoro dott. Di Fenza. Oramai, il settore antiriciclaggio, è uno di quegli ambiti dove si intrinsecano le maggiori attività illecite messe in atto dalla criminalità organizzata e non solo. I mucchi di soldi in contanti non interessano più, oggi i proventi illeciti vengono reinvestiti in attività lecite per guadagnare ulteriori profitti. La tracciabilità dei capitali non sempre sono individuabili in quanto si celano dietro ad apposite società di capitali, costituite in format “scatole cinesi” fondazioni, ONG, commercio di beni preziosi e oro e quant’altro. A mio parere, prima di mettere in atto gli strumenti della normativa antiriciclaggio e successivamente tutto l’apparato tecnologico, ci va un gruppo di persone che, con coesione e sinergia e perché no, con una mentalità investigativa riescano ad individuare e ad intuire, precocemente, le operazioni sospette da poter segnalare ed approfondire. Saluti.

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