La nota vicenda dei modelli c.d. “Pay or Consent” o “Pay or Ok” che ha catturato l’attenzione (e le critiche) degli utenti, interessato le Autorità di controllo europee e mobilitato le associazioni di categoria del settore della pubblicità digitale negli ultimi anni, non si è ancora conclusa ma potrebbe essere ad un punto di svolta.
Si tratta della pratica adottata, ormai da alcuni anni, da editori di testate giornalistiche e da piattaforme online che, per continuare ad offrire agli utenti l’accesso ai propri servizi digitali, richiedono a questi ultimi di scegliere tra due opzioni: (i) prestare il consenso al trattamento dei propri dati personali per finalità di profilazione ai fini di marketing oppure (ii) decidere di pagare un corrispettivo, spesso sotto forma di abbonamento e ottenere così l’accesso al servizio online, senza quindi che i dati personali siano trattati per finalità di profilazione.
La mancata scelta comporta il blocco dell’accesso al sito web e dunque l’impossibilità per l’utente di visualizzarne i contenuti.
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