Il rapporto “Azzardo Mafie” di Libera solleva il velo su uno degli aspetti più inquietanti del gioco d’azzardo in Italia: il suo utilizzo sistematico per ripulire denaro sporco. I numeri sono impressionanti e allarmanti. Nel primo semestre del 2025, l’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia ha ricevuto 6.433 segnalazioni di operazioni sospetteprovenienti dagli operatori del settore dei giochi e delle scommesse, per un importo complessivo di 728 milioni di euro. Un incremento del 37% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Non si tratta di un’anomalia statistica, ma di un sistema consolidato che le organizzazioni criminali hanno perfezionato negli anni, trasformando sale giochi, slot machine e piattaforme online in veri e propri strumenti di riciclaggio.
Più redditizio della droga, con meno rischi
Come rivela il Generale Nicola Altiero, vicedirettore operativo della Direzione Investigativa Antimafia, “un euro investito dalle mafie nel narcotraffico produce profitti per 6-7 euro, uno investito nell’azzardo 8-9, con molti meno rischi”. Una proporzione che spiega perché il gioco d’azzardo sia diventato una delle voci più remunerative del bilancio mafioso.
La Direzione Investigativa Antimafia identifica due direttrici principali degli affari mafiosi: da un lato la gestione storica del gioco illegale, amplificata dalle nuove possibilità offerte dall’online; dall’altro la contaminazione del mercato legale, che garantisce introiti rilevanti a fronte di un rischio di sanzioni ritenuto economicamente sopportabile.
Il trucco dei biglietti vincenti: quando la vincita diventa un alibi
Uno dei metodi di riciclaggio più semplici ed efficaci è emerso dalle inchieste della Direzione Distrettuale Antimafia: l’acquisto di biglietti vincenti da normali giocatori. Le organizzazioni criminali sono disposte a pagare un sovrapprezzo del 5-10% per acquisire Gratta e Vinci, schedine del Lotto o biglietti del Superenalotto vincenti.
Il meccanismo è geniale nella sua semplicità: hai vinto mille euro? Il clan compra quel tagliando a mille e cinquanta. Non è autolesionismo, ma un modo perfetto per riciclare denaro sporco. Esibendo i tagliandi vincenti alle forze di polizia, infatti, possono giustificare l’acquisto di beni e attività commerciali, eludendo così i sequestri patrimoniali.
Il caso del giudice Rosario Livatino, beatificato nel 2021, è emblematico. Appena due mesi prima di essere ucciso dalla Stidda il 21 settembre 1990, aveva disposto la confisca dei beni di Vincenzo Collura, uno “stiddaro” che aveva tentato di giustificare il proprio tenore di vita esibendo una vincita al Totocalcio. Livatino non ci cascò.
I conti gioco: un sistema bancario parallelo
Il rapporto evidenzia un aspetto inquietante: i “conti gioco” funzionano come un vero sistema bancario parallelo. Nel 2024 risultavano attivi quasi 16 milioni di conti, rispetto agli 11 milioni del 2020. Nel 2023 sono stati ricaricati 10 miliardi e 385 milioni di euro, di cui ne sono stati prelevati per giocare 6 miliardi e 615 milioni. Circa 4 miliardi sono rimasti sui conti, a disposizione dei concessionari dell’azzardo, a costo zero.
La Corte di Cassazione ha confermato nel 2021 che questi conti, pur non essendo formalmente conti correnti, “ne riproducono le caratteristiche”. E c’è chi ne approfitta per riciclare denaro di illecita provenienza. Nel 2021, la stessa Cassazione ha confermato la condanna per frode informatica e riciclaggio di un uomo che utilizzava un conto gioco online per dissimulare la provenienza di guadagni illeciti.
Il “sistema Dollaro”: l’azzardo online come piattaforma di riciclaggio
Il rapporto dedica ampio spazio al cosiddetto “sistema Dollaro“, una piattaforma sviluppata nei primi anni 2000 che continua a essere utilizzata per unire gioco legale e illegale. Questa strategia permette alle organizzazioni criminali di:
- Aggirare i blocchi DNS imposti dagli Internet Service Provider italiani;
- Eludere i filtri IP delle piattaforme estere;
- Clonare rapidamente siti di gioco, spostandoli su nuovi domini e server;
- Gestire vincite e puntate in contanti o tramite circuiti di pagamento non tracciabili.
Il sistema è flessibile, adattabile e capace di resistere ai controlli grazie alla complicità di tecnici informatici e imprenditori collusi. La maggior parte dei server si trova all’estero (Malta, Romania, Polonia, Austria, Regno Unito, Canada, Cina), rendendo difficile il sequestro e l’acquisizione di prove.
Le criptovalute: il nuovo strumento per l’anonimato
Le criptovalute rappresentano un ulteriore strumento di anonimato nel riciclaggio. Come evidenzia la Direzione Nazionale Antimafia, la scarsa trasparenza di alcune blockchain può essere utilizzata per finalità criminali. Le criptovalute consentono di trasferire fondi senza passare per intermediari regolamentati, rendendo difficile il monitoraggio e la repressione.
L’operazione Galassia: quando le mafie si alleano
L’operazione Galassia del 2018, coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia, ha svelato uno dei più grandi casi di riciclaggio legato alle scommesse. L’inchiesta ha rivelato un network criminale composto da tutte le matrici mafiose italiane: ‘ndrangheta, camorra, Cosa Nostra e criminalità organizzata pugliese, che hanno messo in comune risorse finanziarie ed expertise tecnico-informatiche per manipolare il ciclo delle scommesse e del gioco d’azzardo online.
Come emerge dalle intercettazioni, l’imprenditore coinvolto spiegava: “Io cerco i nuovi adepti nelle migliori università mondiali, tu vai ancora alla ricerca di quattro scemi in mezzo alla strada che vanno a fare così ‘bam, bam!’. Io cerco quelli che fanno così ‘pin, pin!’, che cliccano, quelli che cliccano e movimentano denaro”.
Le slot manomesse: quando la macchina diventa complice
La manomissione degli apparecchi da gioco è uno dei metodi più diffusi per facilitare il riciclaggio. Grazie a figure con specifiche competenze tecniche, le organizzazioni criminali agiscono sulle schede elettroniche per:
- Eliminare il collegamento alla rete dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli;
- Far registrare un minor numero di giocate per sottrarsi all’imposizione fiscale;
- Alterare le percentuali minime di vincita previste dai regolamenti.
Pur risultando regolarmente collegate, le slot trasmettono solo parzialmente i dati relativi alle giocate, consentendo una gestione separata e illecita delle somme realmente giocate.
Malta: il paradiso del gioco diventa hub del riciclaggio
Il rapporto dedica un capitolo a Malta, il primo paese dell’UE a regolamentare il gioco online nel 2004. Come documentato dalla giornalista investigativa Daphne Caruana Galizia (assassinata nel 2017), i clan mafiosi italiani sfruttano piattaforme con licenza maltese per riciclare denaro. Le agenzie di scommesse in Italia raccolgono contanti instradati attraverso server a Malta: le perdite restano sotto controllo mafioso, mentre le vincite appaiono come guadagni legittimi.
Il procuratore antimafia Nicola Gratteri ha dichiarato che era “più semplice lavorare con le autorità colombiane che con quelle maltesi”.
I numeri dei controlli: un gigante dai piedi d’argilla
Nonostante l’attività di controllo, i numeri rivelano l’ampiezza del fenomeno. Nel periodo 2020-2024, la Guardia di Finanza ha:
- Effettuato più di 12.700 interventi;
- Riscontrato oltre 5.000 violazioni;
- Irrogato sanzioni per oltre 39,8 milioni di euro;
- Denunciato 1.880 soggetti;
- Scoperto 1.400 punti di raccolta scommesse clandestini.
L’ultimo aggiornamento della “black list” dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (luglio 2024) porta il numero di domini oscurati a 11.390, testimoniando l’enormità del fenomeno illegale online.
Le confische: quando lo Stato recupera
Al 2024, tra le 125 aziende confiscate alle mafie appartenenti al settore “Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento”, più della metà – 70 sale gioco e scommesse – riguardano proprio l’azzardo. In testa la Campania con 20 confische, seguita dal Lazio con 14, dalla Sicilia con 9.
Il caso più eclatante è quello di Gioacchino Campolo, il “re dei videopoker”, con una confisca da 330 milioni di euro: 260 beni immobili, 126 locali commerciali, 125 quadri di grande pregio, tra cui opere di Picasso, Dalí, De Chirico e Ligabue.
Le interdittive antimafia: lo strumento che funziona
Nel periodo 2023-2025 sono state emesse 15 interdittive antimafia da sei prefetture, con 7 confermate dai TAR e dal Consiglio di Stato. Come sottolinea il Prefetto di Potenza: “Il settore dei giochi e delle scommesse è, in assoluto, uno dei più delicati ed esposti al pericolo di condizionamenti ed infiltrazione della criminalità organizzata”.
Conclusioni: un sistema che necessita una riforma radicale
Il rapporto di Libera dimostra come il gioco d’azzardo sia diventato uno strumento privilegiato di riciclaggio per la criminalità organizzata. La liberalizzazione del mercato, lungi dal ridurre la presenza mafiosa, ha creato nuove opportunità per infiltrazioni e operazioni di riciclaggio.
Le cifre sono eloquenti: 147 clan censiti che operano nel settore, 16 regioni coinvolte, segnalazioni di operazioni sospette in aumento del 37%, miliardi di euro in transito su conti gioco non controllati adeguatamente.
Come conclude il rapporto, servono interventi urgenti:
- Una legge quadro che dia priorità alla salute dei cittadini e alla lotta all’illegalità;
- Il divieto reale di ogni forma di pubblicità;
- La ricostituzione dell’Osservatorio per il contrasto al gioco patologico;
- L’aumento della rete di controlli tra concessionari, gestori e esercenti;
- Il rafforzamento della cooperazione internazionale.
Perché dietro ogni slot, ogni Gratta e Vinci, ogni scommessa online, non c’è solo il rischio della dipendenza: c’è un sistema che permette alle mafie di ripulire denaro sporco, reinvestirlo nell’economia legale e perpetuare il proprio potere. E questo, come ammonisce don Luigi Ciotti nell’introduzione, non è un gioco: è una questione di democrazia e Stato di diritto.
Intervento di Annamaria GALLO | Autrice per Risk & Compliance Platform Europe – Experta AML c/o ICCREA Banca
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