Sostenibilità: come Rendicontarla?

Sostenibilità: come Rendicontarla?

23 giugno 2025

di Alessandro MICOCCI

Le novità della CSRD e la sfida degli ESRS per PMI e grandi aziende

Con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 125 del 10 settembre 2024, l’Italia ha recepito la direttiva europea n. 2022/2464, nota come Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). In base a questa normativa, a partire dal bilancio chiuso al 31 dicembre 2024, le grandi imprese sono state le prime a dover fornire una documentazione più completa ed esaustiva sugli impatti ambientali e sociali delle loro attività, adottando il principio della doppia materialità.

Contestualmente alla predisposizione dei primi documenti, è emersa la necessità di semplificare gli obblighi normativi stabiliti dalla direttiva europea e dai successivi ESRS (principi di rendicontazione europei previsti dalla CSRD e adottati con la direttiva 2023/2772 del 23 dicembre 2024), senza venire meno ai principi che promuovono gli investimenti verso un’economia più sostenibile e garantendo al contempo l’omogeneizzazione dei criteri di rendicontazione.

Una necessità dovuta, in parte, alla complessità dei dati richiesti dagli ESRS che sono stati pensati per rendicontare un numero elevato di dati ESG. Pertanto, considerando anche i cambiamenti geopolitici in atto, la Commissione Europea ha proposto il cosiddetto “pacchetto Omnibus(1), approvato nei mesi scorsi. In risposta a questa proposta, l’ente europeo EFRAG si è attivato per semplificare i principi finora pubblicati, seguendo le direttive della Commissione(2):

  • riduzione dei datapoint obbligatori;
  • maggiore focus sui dati quantitativi rispetto a quelli qualificativi;
  • maggiore chiarezza nelle disposizioni;
  • maggiore armonia tra le normative europee.

In linea con le ulteriori novità approvate, l’EFRAG consegnerà la bozza di revisione dei primi 12 ESRS entro la fine del mese di ottobre, al fine di permettere l’adozione del testo definitivo:

  • entro 2026 (applicazione volontaria per le imprese) e, comunque,
  • entro il 2027 (deadline per l’adozione obbligatoria).

Principali novità della proposta Omnibus

La semplificazione dei principi di rendicontazione non è chiaramente l’unico obiettivo del pacchetto omnibus che, invece, ha comportato una riduzione del perimetro di applicazione (dalle oltre 50 mila imprese coinvolte si passerebbe a circa 7 mila) dovuto ad una variazione dei limiti dimensioni alla base dell’obbligatorietà dell’applicazione della norma:

  • almeno 1000 dipendenti;
  • almeno 50 milioni di euro di fatturato;
  • un attivo patrimoniale di almeno 25 milioni. 

Leggendo la normativa secondo i nuovi limiti, sembrerebbe che la sostenibilità riguardi solo le Grandi Imprese.

Tuttavia, come ricordato da più parti, la sostenibilità rappresenta un cambio di paradigma nel fare impresa: è un cambiamento culturale e una presa di coscienza che l’attività imprenditoriale genera esternalità, sia negative che positive, nelle comunità in cui opera. Queste influenze, quindi, non dipendono dalla dimensione delle imprese. Non a caso, poche settimane fa, anche la Banca Centrale Europea ha preso una posizione precisa in merito al percorso di semplificazione intrapreso dalla Commissione, suggerendo una serie di modifiche al pacchetto Omnibus(3):

  • mantenere l’obbligo dei 500 dipendenti;
  • mantenere l’obbligo (senza vincoli) alle imprese soggette alla CSRD di richiedere le informazioni sulla sostenibilità alla propria catena di fornitura;
  • continuare con lo sviluppo dei piani di transizione climatica come indicato dalla direttiva CSDD;
  • non modificare gli ESRS che si ritengono fondamentali.

D’altro canto, questa variazione nel perimetro di applicabilità rappresenta al tempo stesso una riduzione non indifferente degli impatti, in termini di risparmio di costi annuali per le imprese (soprattutto piccole e medie), mantenendo gli obblighi solo in capo alle imprese più grandi che, generalmente, hanno meno difficoltà nel poter sopportare i maggiori oneri dovuti dall’adeguamento o dall’implementazione delle nuove norme.

Quali principi adottare?

In un periodo di rapidi cambiamenti, le imprese e i professionisti del settore, come i commercialisti che fungono da consulenti per le PMI, si interrogano sul come rendicontare la sostenibilità senza il rischio di dover modificare nuovamente il tutto nel breve termine. È importante ricordare che, fino all’approvazione dei principi revisionati, le imprese dovranno rendicontare utilizzando gli unici principi attualmente in vigore:

  1. ESRS obbligatori (i c.d. 12 principi già emanati). Questi principi si compongono dei 2 cross – cutting standard” che si applicano in maniera trasversale a tutti gli ambiti di rendicontazione e dei 10 “topical standard” che invece vanno a disciplinare le tre variabili ESG (Ambiente, Sociale e Governance). Secondo la CSRD e rispetto al passato, sono questi gli unici standard applicabili in Europea, salvo che gli altri standard non risultino interoperabili (è il caso dei principi GRI – Global Reporting Initiative).
  2. VSME (Voluntary Sustainability Reporting Standard for Non Listed) dedicati alle PMI in quanto, pur risultando ridotti rispetto agli ESRS, permettono alle imprese più piccole di rispondere alle richieste degli Istituti di credito che sono obbligati ad inserire la sostenibilità nei rating creditizi. Come per i GRI, anche questo set di principi è applicabile volontariamente dalle imprese. 

Se per le imprese di grandi dimensioni, nella scelta dei principi adottabili, la strada sembrerebbe non essere cambiata, dovendo rendicontare utilizzando i principi previsti dalla normativa CSRD, diversa è invece la tematica per le imprese che non risulterebbero obbligate a seguito della variazione del perimetro di applicabilità della normativa.

Infatti, indipendentemente dal pacchetto omnibus, banche e mercato continuano a orientare i loro investimenti tenendo conto dei fattori ESG e pertanto, per le PMI, la rendicontazione rimarrebbe un “obbligo” per non perdere clienti e fonti di finanziamento.

Non a caso, la presa di posizione della BCE è dovuta anche al fatto che si è raggiunta la consapevolezza che i rischi climatici sono rischi finanziari per le imprese.

Nell’incertezza del periodo, le imprese potrebbero trovare conveniente adottare gli standard volontari VSME al fine di poter comunicare in maniera efficiente con un mercato che, come abbiamo visto, si oppone ad una semplificazione che nasconderebbe una sorta di abbandono di quanto fatto finora in termini di sostenibilità.

Nel lungo periodo, quindi, potrebbe risultare molto utile l’applicazione di questo framework che, per come è stato pensato, può essere implementato gradualmente seguendo la crescita dimensionale dell’impresa (dal modulo base fino al modulo completo) e, come giustamente segnalato in altri scritti, “il modello offre un framework graduale, flessibile e accessibile che può significativamente migliorare la trasparenza, la gestione della sostenibilità nelle PMI e la relazione con i partner commerciali. Il successo a lungo termine del VSME dipenderà dalla sua ampia adozione da parte delle PMI e dal suo riconoscimento da parte dei partner commerciali e degli stakeholder come uno standard credibile e utile(4).

Un vantaggio che emerge anche dalla pubblicazione da parte dell’EFRAG, nelle scorse settimane, dell’analisi dei costi – benefici degli VSME: salvo il primo anno dove i costi di implementazione risultano rilevanti, successivamente si registrano benefici crescenti. Un’analisi che potrebbe spingere, ad esempio, le PMI italiane a rivedere i propri piani di investimento nelle tematiche green, evitando così, per inerzia o bassa capacità di analisi, di esporsi al rischio di perdere vantaggio competitivo nei prossimi anni.

Conclusioni

La rendicontazione di sostenibilità non è solo un obbligo normativo, ma rappresenta un’opportunità strategica per le aziende. Adottare principi di trasparenza e responsabilità aiuta le organizzazioni a:

  • costruire un futuro più sostenibile,
  • migliorare la fiducia degli stakeholder e,
  • garantire una gestione responsabile delle risorse.

Con l’evoluzione degli standard e delle normative, l’importanza della rendicontazione di sostenibilità continuerà a crescere, spingendo le aziende verso una trasformazione sempre più orientata alla sostenibilità. Il rischio, se non governato tramite un obbligo almeno nei principi da utilizzare e nella certificazione da parte di un revisore, è quello di lasciare nuovamente il mondo della rendicontazione alla non comparabilità delle informazioni(5), ad un maggiore rischio di greenwashing e, pertanto, ad una sostenibilità solo di forma ma non di sostanza.


Per approfondimenti, consultare i seguenti link e/o riferimenti:

(1) Commissione Europea, La Commissione propone misure di semplificazione per far risparmiare alle imprese dell’UE altri 400 milioni di euro all’anno, 21-05-2025

(2) EFRAG, ESRS revision: work plan and timeline, 25-04-2025

(3) ECB, Opinion n on proposals for amendments to corporate sustainability reporting and due diligence requirements, (CON/2025/10), 08-05-2025

(4) Alberto MORIANI (2025) “VSME: Il nuovo standard EFRAG di rendicontazione volontaria per le PMI“, in Risk and Compliance Platform Europe (www.riskcompliance.it)

(5) La proposta Omnibus Package per la rendicontazione di sostenibilità, Informativa Reporting di Sostenibilità n. 13 – marzo 2025, Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili



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