Nucci - Ripensare il Management Pubblico

Ripensare il Management Pubblico: PRESENTAZIONE

18 ottobre 2021

di Marcello DEGNI

Una prima sensazione che suscita il libro di Nucci “Ripensare il Management Pubblico” scaturisce dal «saper fare», che lo ispira fin dalle prime pagine. È una sensazione positiva perché chi si immerge nella lettura capisce subito che al termine avrà una cognizione consistente dell’argomento trattato, premessa per ulteriori approfondimenti, anche in direzione del «sapere», di cui peraltro vengono forniti importanti riferimenti.

Questo approccio, per chi vuole capire dalla lettura di un testo i punti nodali dell’argomento trattato, oltre ad essere molto utile, è anche fondato sotto il profilo teorico: l’universale vive nella realtà e senza partire da questa nessun percorso razionale può essere costruito.

L’argomento affrontato parla del pubblico, della pubblica amministrazione, della macchina amministrativa: la governance, i processi, i fattori abilitanti (le risorse umane, la comunicazione, le tecnologie).

Un oggetto in sintonia con tempi. Siamo di fronte, infatti, ad una modificazione del paradigma che ha dominato l’ultimo trentennio. La Grande crisi finanziaria del 2008 e, poi, la pandemia, hanno segnato un passaggio di epoca nel quale le parole pubblico, mutualità, cooperazione, reciprocità, sono ritornate con forza alla ribalta, dopo una lunga indifferenza, in nome della mano invisibile del mercato capace di regolare ogni cosa. Un pensiero unico declinato senza articolazioni anche nei manuali di economia.

In questo contesto il libro riveste particolare utilità per l’elevato grado di complessità prodotto dalla molteplicità delle variabili che entrano in gioco nell’organizzazione pubblica e nella elevata produttività multifattoriale che la caratterizza. Un piccolo comune conta più processi di una impresa di medie dimensioni, per numero e diversificazione. Governarli è molto complesso, anche perché preliminarmente devono (i processi) essere adeguatamente mappati, e ciò non è agevole. Qui entrano in gioco i limiti della burocrazia italiana, schiacciata da una produzione normativa bulimica e ancora adagiata (anche se si registrano movimenti positivi) sulla logica dell’adempimento.

La frontiera della ricerca sulle organizzazioni, in particolare nel pubblico, propone di ripensare al ruolo degli attori della governance e dare un ruolo attivo al cittadino: co-produzione e co-progettazione. Il dibattito sui nuovi processi di governance ha evidenziato la necessità di superare le tradizionali logiche basate sulle dinamiche gerarchiche, tipiche della burocrazia, e di quelle basate sulla concorrenza, tipiche del mercato. Molte sono le sperimentazioni di nuovi approcci che si stanno realizzando nei paesi europei e, pur basandosi su processi differenziati, hanno, come costante, l’aumento del ruolo attivo degli stakeholder.

Nel libro si affronta il tema cruciale delle risorse umane: cultura dirigenziale, formazione continua, radicale riorganizzazione dei sistemi di reclutamento: non si può aspettare la vacanza di un posto per bandire il concorso, ma vanno creati dei serbatoi di competenze cui le amministrazioni possano attingere sulla base di fabbisogni programmati. La sfida digitale richiede una radicale riorganizzazione dei processi amministrativi, altrimenti può addirittura ostacolare la produttività, anziché agevolarla (è a tutti noto il paradosso della mail stampata su carta e archiviata).

La comunicazione nel pubblico presenta un surplus rispetto al privato, perché implica la decodificazione dei processi al fine di renderli comprensibili (e influenzabili) alla comunità di riferimento (che non può essere ridotta a semplice clientela).

La sfida del pubblico deve fare i conti con la crescente complessità dei processi sociali e la velocità del cambiamento. Nel mondo sempre più piccolo e interconnesso vanno colte, con fantasia e sperimentazione, le buone pratiche, e avere la capacità di aggiustare il tiro. È necessaria una dirigenza all’altezza (con le conseguenti innovazioni nelle regole di ingaggio). Le metodologie che si modificavano in una generazione cambiano ora in pochi anni (talvolta in mesi, ad esempio nel campo delle tecnologie). Per stare al passo il pubblico che, per quanto si voglia semplificare, deve comunque «render conto» più del privato, deve dotarsi di un’organizzazione ben temperata, acuminata si potrebbe dire.

Il libro di Nucci fornisce un importante contributo in questa direzione.

 

Intervento di Marcello DEGNI, Magistrato della Corte dei Conti e Direttore del Master in Pubblica Amministrazione dell’Università Ca’ Foscari (Venezia) Questo intervento è anche la Prefazione al nuovo libro di Giuseppe NUCCI

Link:  Ripensare il Management Pubblico  |  il nuovo di libro di Giuseppe NUCCI



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