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FINTECH e Moneta Elettronica: le strategie e le alleanze

28 febbraio 2019

di Gerardo COPPOLA e Daniele CORSINI

Novità dal FINTECH Italiano

Per quanto se ne parli sempre più spesso è difficile spiegare con precisione che cosa sia il FINTECH. Se ne tracciano talvolta contorni generici, parlando del connubio tra finanza e informatica. È ancora difficile misurare dimensioni e prospettive delle attività che si rinconducono alla categoria. Il quadro un po’ alla volta si chiarirà.

Intanto un campo che non fa nascere dubbi di interpretazione è quello dei pagamenti, uno dei segmenti più innovativi. L’Italia cerca con fatica di uscire dalla condizione di arretratezza per l’eccessivo uso di contante, ragione per la quale è importante osservare l’evoluzione dell’industria.

Una delle novità più recenti riguarda la diversa attitudine nei riguardi della tipologia degli Istituti di Moneta Elettronica (IMEL), che possono svolgere tutti i servizi di trasferimento di somme. Il settore degli Istituti di pagamento sembra invece destinato ad una maggiore dispersione tra i piccoli e numerosi soggetti attivi.

L’IMEL ha infatti iniziato ad attrarre operatori di grandi dimensioni appartenenti a settori diversi. Nell’apposito Albo, tenuto dalla Banca d’Italia, ne risultano al momento iscritti sette:

  • Qui Financial Services,
  • Nexi Payments,
  • Telepass Pay,
  • Cartalis di Lottomatica
  • Edenred Italia,
  • Postepay,
  • EnelX.

L’iscrizione di Postepay e EnelX è avvenuta nelle ultime settimane, le altre tra il 2012 e il 2017. Quattro IMEL hanno sede a Roma, due a Milano e uno a Genova.

Come si può vedere ci sono soggetti come Nexi e Postepay con un lunga militanza nei pagamenti. Gli altri IMEL associano l’attività dei pagamenti al business principale del gruppo (giuoco, buoni pasto, servizi autostradali, energia elettrica).

Vi è anche notizia di altre iniziative in corso di autorizzazione aventi analoghe matrici. Anche due raggruppamenti bancari avrebbero deciso di creare propri IMEL, per affrontare lo sviluppo dei pagamenti secondo logiche di specializzazione produttiva.

Ora, se si esclude che tali operazioni abbiano finalità di razionalizzazione dei gruppi che le promuovono, sarà interessante osservare come essi trarranno sinergie dalla combinazione delle attività core con i servizi di pagamento e come queste potranno estendersi ad altri servizi quali il welfare privato, il turismo, la valorizzazione di prodotti e così via.

In prospettiva, saranno importanti anche le scelte per associarsi alle maggiori piattaforme di commercio elettronico internazionali.

LE NORME EUROPEE

Tutto nasce nel 2007 con la PSD – Prima Direttiva UE sui servizi di pagamenti. Fu una svolta epocale. I pagamenti non furono più prerogativa esclusiva delle banche. Essi potevano essere effettuati anche da altri soggetti, quali, come detto, Istituti di Pagamento e IMEL. La PSD è stata recepita in Italia nel 2010.

La PSD2 e la PAD – Direttiva UE sul conto di pagamento – sono il nuovo contesto normativo di riferimento, in vigore anche in Italia, con rilevanti impatti attesi sul mercato. Basti citare i servizi di interrogazione dei conti (AISP – Account Information Service Providers) e quelli di avvio dei pagamenti (PISP – Payment Initiation Service Providers). Allo stesso tempo, sono stati introdotti gli obblighi di offerta di prodotti di base come il conto di pagamento. La PSD2 è del 2015 ed è stata recepita nel 2018. La PAD è del 2014 ed è stata introdotta in Italia nel 2017.

Nell’arco di dieci anni, dal 2007, anno della PSD, al 2018, con la PSD2, è stato creato il quadro legale dei pagamenti. I principi fondanti sono: efficienza e concorrenza, nuovi servizi e operatori, tutela del consumatore. Sotto l’aspetto giuridico abbiamo tutto, in Italia come in Europa. Spetta ora al mercato rinnovarsi ed espandersi.

Dopo anni di lento avvio, la strada di riqualificazione dell’offerta per dimensione e qualità degli operatori sembra intrapresa. I servizi possono essere forniti con modalità innovative per le quali i volumi hanno un ruolo essenziale.

Quali strategie saranno vincenti?

QUATTRO STRATEGIE

L’aspetto più interessante che deve prevalere da parte delle new entry è l’approccio industriale. Quattro sono le strategie da curare, integrandole.

  • 1) I PRODOTTI. Le tipologie di carte, le modalità di accesso ai servizi, le politiche di prezzo, gli incentivi devono puntare sui vantaggi di loyalty. Fanno parte del contesto concorrenziale dell’offerta tra banche e non banche. Finora siamo all’anno zero. In Italia esistono il contante e il conto corrente. Le banche non hanno interesse a offrire il conto di pagamento perchè ci guadagnano poco.
  • 2) LA DISTRIBUZIONE. Le differenze tra utilizzo di reti di vendita proprie e di terzi sono questione di efficacia ed efficienza, che può avere impatti notevoli sui prezzi dei servizi. Politiche ad hoc dovranno essere di continuo aggiornate e adattate. Vi sono, infatti, segmenti di clientela con fabbisogni diversi: giovani, migranti, esclusi dai circuiti bancari tradizionali, da sollecitare con scelte appropriate alle loro esigenze.
  • 3) LE PIATTAFORME INFORMATICHE. Sono da tenere allineate alla tecnologia. È un momento di transizione e di confusione. Il sistema delle Banche Centrali ha introdotto nuove piattaforme per favorire i pagamenti istantanei. I cardini sono velocità e sicurezza delle transazioni. È da risolvere sul piano normativo l’accesso dei soggetti non bancari ai circuiti di regolamento delle operazioni di pagamento, per ora saldamente in mano alle banche.
  • 4) LA COMPLIANCE. È forse il rischio maggiore per questi intermediari. Esso è da gestire con metodi e tecniche adeguati rispetto alla normativa antiriciclaggio, di contrasto al terrorismo e di tutela della privacy. Organizzare processi di controllo interni richiede anche di coprire con decisione deficit di know how, assicurando la massima tensione sul tema.

Sono sviluppi che assorbono investimenti consistenti, sui quali incidono le relative esperienze finora maturate. Vi è bisogno di un management con una visione complessiva. L’interesse è aprire nuove linee di produzione e di distribuzione. L’obiettivo è realizzare progressi duraturi, abbandonando le mode commerciali del momento.

La sfida, attraverso i nuovi IMEL, è gettata e non è questione per soli addetti ai lavori. Deve far maturare maggiori conoscenze dei loro servizi anche agli utenti sia retail che corporate. I miglioramenti per avvicinare i paesi più avanzati appartengono, infatti, sia alla offerta che alla domanda. Sono due facce della stessa medaglia, da cui far nascere le nostre non più rinviabili evoluzioni.

 


Per i riferimenti normativi, consultare i seguenti link:

Albo IMEL, Banca D’Italia

PAD, Payment Accounts Directive (PAD), Direttiva 2014/92/UE del 23 luglio 2014

PSD2, Direttiva (UE) 2015/2366 del 25 novembre 2015

PSD, Direttiva 2007/64/CE del 13 novembre 2007 abrogata e sostituita dalla PSD2



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